“Spesso mi si chiede come sia possibile che delle parole possano mettere in crisi organizzazioni criminali potenti. In verità ciò che spaventa è che tutti possano d’improvviso avere la possibilità di capire come vanno le cose. Avere gli strumenti che svelino quel che sta dietro”. Così afferma Roberto Saviano, giornalista e opinionista che, all’indomani delle tre serate del fortunato programma su La7 Quello che (non) ho, condotto con Fabio Fazio, è ormai un volto noto agli italiani.
Nato nella difficile città di Napoli nel 1979, Saviano inizia la sua carriera come giornalista nel 2002, ma acquista popolarità nel 2006, grazie al suo best-seller Gomorra, il romanzo-verità sulla malavita in Campania, tradotto in 53 Paesi, successivamente diventato film e spettacolo teatrale. Gomorra ha portato al giornalista anche minacce da parte della camorra, costringendolo a vivere sotto scorta e a cambiare spesso dimora, oltre a commenti negativi da parte di politici e opinion leader: un prezzo salato, ma indispensabile, per chi ha deciso di provare a cambiare le cose, attraverso la forza della parola.
L’audacia e il coraggio di questo ragazzo italiano non sono passati inosservati nemmeno all’estero, dove Saviano scrive già per The Times in l’Inghilterra, El Paìs in Spagna, Die Zeit in Germania e per molte altre importanti testate giornalistiche. Il giovane scrittore, inoltre, è ormai “di casa” negli Stati Uniti, dove è sempre più spesso ospite di dibattiti e incontri universitari, e dove durante i giorni “caldi” delle manifestazioni di Occupy Wall Street, si è schierato dall parte dei riots. E, se è vero che “Raccontare come stanno le cose significa non subirle”, ci auguriamo che le parole di Roberto Saviano continuino a rivelare anche all’estero le crude verità e le ingiustizie che spesso preferiamo ignorare.
Federica Livio