The Sky in a Room a Milano. Il progetto presentato nella Chiesa di San Carlo al Lazzaretto dal 22 settembre al 25 ottobre 2020, a cura della Fondazione Trussardi
Ospitato dalla Chiesa di San Carlo al Lazzaretto, curato dalla Fondazione Nicola Trussardi e ideato da Ragnar Kjartansson, artista islandese tra i più acclamati sulla scena contemporanea, il progetto The Sky in a Room sarà aperto al pubblico dal 22 settembre al 25 ottobre 2020 nel cuore di Milano. La performance concepita da Kjartansson è allo stesso tempo invito e celebrazione dell’immaginazione, unica via di fuga dalla realtà nei mesi che hanno costretto, soprattutto i cittadini lombardi, alla quarantena in casa. È infatti stimolando l’immaginazione che The Sky in a Room cerca di riprodurre il cielo in una stanza che, in questo caso, è la chiesa. Il San Carlino, altro nome con cui è conosciuta la chiesa di Porta Venezia, ospiterà diversi artisti professionisti che, alternandosi uno alla volta all’organo, eseguiranno un etereo arrangiamento di Gino Paoli creando una magica atmosfera.
Infatti, il titolo del progetto, in italiano “Il cielo in una stanza”, deriva dalla celebre e omonima canzone di Gino Paoli, selezionata appositamente da Kjartansson per essere riprodotta ogni giorno, dalle 14 alle 20 ininterrottamente, da differenti artisti. La scelta di Milano, d’altronde, non è assolutamente casuale se si pensa alla già citata situazione sanitaria che il capoluogo lombardo ha dovuto affrontare negli ultimi mesi a causa del Covid-19. Per non parlare del fatto che la chiesa in questione abbia già vissuto altre pandemie prima di questa, ovvero la peste dilagatasi in città prima nel 1576 e poi successivamente nel 1630, come racconta anche Alessandro Manzoni in un celebre capitolo de “I Promessi Sposi”. Inoltre, la chiesa è stata recentemente restaurata grazie ai finanziamenti della Fondazione Rocca; i lavori hanno previsto l’introduzione di un organo con 1800 canne, rendendola perfetta anche per concerti dal vivo.
Ragnar Kjartansson e il suo malinconico modo di esprimersi
Ragnar Kjartansson, classe 1976, è già apparso in precedenza nel panorama artistico milanese con l’installazione scenografica “The Visitors” nel 2013, presso l’Hangar Bicocca. Nato e cresciuto in un contesto artistico molto prolifico – i genitori sono entrambi attori teatrali importanti – gli è da subito venuto spontaneo avvicinarsi a questo contesto ed esprimersi attraverso le arti, qualunque esse siano. La commistione di musica, cinema, poesia e arte stessa, rappresenta il fil rouge di tutte le sue opere, dietro alle quali si cela la sua visione del mondo: romantica e malinconica. Anche in questo caso, ciò che sta a cuore a Kjartansson è trasmettere ed esprimere sia la malinconia e la solitudine derivanti dal lockdown – vissuto dall’artista stesso, così come dai cittadini milanesi – che la volontà di evasione e il piacere di tornare a godersi le cose semplici della vita.
“Il cielo in una stanza è l’unica canzone che conosco che rivela una delle caratteristiche fondamentali dell’arte: la sua capacità di trasformare lo spazio”, spiega l’artista. “In un certo senso, è un’opera concettuale. Ma è anche una celebrazione del potere dell’immaginazione – infiammata dall’amore – di trasformare il mondo attorno a noi. È una poesia che racconta di come l’amore e la musica possano espandere anche lo spazio più piccolo, fino ad abbracciare il cielo e gli alberi… L’amore sa leggere ciò che è scritto sulla stella più lontana, diceva Oscar Wilde”.
La Fondazione Trussardi come promotrice culturale
La Fondazione Nicola Trussardi, ora più che mai, cerca di incoraggiare i milanesi a visitare la propria città e a perdersi tra le vie di Milano, vedendola con occhi diversi e scoprendone i tesori nascosti. L’istituzione no profit, fondata dalle sorelle Trussardi, opera dal 1996 nel campo culturale con l’obiettivo di promuovere e diffondere l’arte contemporanea e valorizzare luoghi dimenticati. Quindi, non resta che farsi guidare dai loro suggerimenti e lasciarsi sorprendere dalla città.
di Alessia Mandelli