Pubblicato da Rizzoli ormai un anno fa, Acciaio resta ancora in cima alle classifiche dei libri più venduti e letti in Italia. Il romanzo d’esordio di Silvia Avallone, classe 1984, è “duro” come il materiale da cui trae ispirazione.
La fotografia narrativa è quella degli strati suburbani della periferia di Piombino, città toscana in cui “ininterrotte cascate di acciaio e ghisa lucente” rappresentano il panorama entro cui si snodano le peripezie dei personaggi.
Tutto si concentra, in prima battuta, sull’amicizia di due adolescenti, Anna e Francesca: tredici anni, sogni e nature diverse. La prima parte del romanzo – che per l’appunto si intitola “Amiche del cuore” – insiste sul legame tra le due protagoniste. Ma già, dopo 180 pagine, quella profonda amicizia va in frantumi, provata dal primo grande ostacolo. Francesca è infatti innamorata della sua migliore amica, ma Anna non la corrisponde e preferisce fidanzarsi con Mattia, ex rapinatore e ora perditempo. Le due non si rivolgeranno più parola fino alla fine del libro, momento in cui avviene un’improbabile riconciliazione che pone un accento di lieto fine alla conclusione del romanzo. Attraverso gli occhi di due ragazzine che diventano grandi, l’opera prima di Silvia Avallone racconta un’Italia in cerca d’identità e di voce, immortalando, tra le pagine, uno squarcio di un’inedita periferia operaia dove giace, ancora, la corsa sfrenata verso un futuro che sembra doverti tutto. Anche la scoperta del corpo, del sesso e dei primi baci è smussata da una vita feroce che non si piega e che sembra non lasciarti alternative. Non c’è tempo per i sogni adolescenziali: famiglie che si sgretolano Vs giovani senza futuro alla deriva. Scritto con un sottofondo tragico, il romanzo sicuramente non si dimentica. Ma il tono – a tratti forzatamente drammatico – è matrice di spunti critici sicuramente dissonanti che hanno spesso insistito sulla narrazione – fin troppo spietata – della realtà periferica italiana.
Antonella Greco