Simone Nardoni e la nascita di Essenza: l’esaltazione del concreto
Chef giovane, Simone Nardoni, è Patron di Essenza. Dopo una lunga formazione all’estero, decide di far rientro a Pontinia, casa sua, per la realizzazione di una sua cucina. Una cucina che non punta al superfluo ma ben cerca di esaltare il concreto.
L’inaugurazione di Essenza avviene nel 2019 a Terracina in via Cavour, tramite la partnership di Simone Nardoni con l’imprenditore Giuseppe Emilio. A seguire, a marzo dello stesso anno, Nardoni entra a far parte della prestigiosa associazione JRE, composta dai più rappresentativi chef dell’alta gastronomia di tutto il mondo. Il gruppo di origine francese conta più di 350 ristoranti affiliati e solo la compagine italiana è caratterizzata da ben 88 chef.
Grazie alla sua determinazione, Simone è riuscito a creare in Essenza un locale elegante e al tempo stesso semplice. Pietra a terra, sulle pareti, e vetro, che inquadrano un’ottima selezione di Champagne e di vini d’Italia e Francia.
Un po’ più di Simone Nardoni: la sua cucina come modo per esprimersi
Simone è sempre stato un ragazzo timido, che però è riuscito a crearsi un’identità grazie alla sua cucina. Essere cuoco lo rende fiero, e il cibo è il mezzo che gli permette di esprimere al meglio le sua abilità e soprattutto se stesso. I fornelli sono un campo di battaglia per cercare di raggiungere i tutti i suoi traguardi, e quelli a cui è già arrivato gli destano ancora stupore.
Essenza è un nome ambizioso, ma è anche vero che senza ambizione non si va lontano. Inoltre lo chef non è solo, perché è assistito da Ilary Mandadari, padrona di sala ma anche sua compagna di vita. Questo ristorante permette di elaborare racconti nuovi, grazie a pietanze sempre nuove che puntano al cuore del prodotto per cercare di far convergere ogni senso nel piatto, senza distrazioni.
La tavola di Simone Nardoni è a “zero spreco”, dove il recupero degli scarti e l’azzeramento degli sprechi sono un modo diverso di creare nuovi sapori, sostanze, e sperimentare sino a migliorarsi sempre di più. La cucina di Essenza non mente.
Il Menù di Essenza a Terracina: il nuovo racconto di Simone Nardoni
Alla fine di via Camillo Benso Conte di Cavour, spicca il Ristorante Essenza. Appena entrata, la clientela viene accolta con un caloroso aperitivo di benvenuto, eliminando così gli antipasti dal menù. Ambiziosa l’insegna come anche la carta delle pietanze.
Nella carta quindi non abbiamo antipasti, primi e secondi. Il menù è invece composto da carni, pesci e paste. Questa struttura abolisce l’ordine, creando così una nuova tipologia di racconto in sala. L’ordine è libero e le pietanze sono le protagoniste dato che occupano la tavola tramite assaggi. Tutto è poi organizzato e diretto da un personale con elevata esperienza gastronomica. Inoltre ogni proposta spesso varia in base alla stagione e anche alla narrazione di nuove storie.
La clientela di Simone Nardoni apprezza piatti come “il pacchero di patata farcito con capasanta, gambero, orata, anguilla affumicata e il tutto ricoperto da una delicata vichyssoise” o una “minestra di pesce e radici”.
La cantina di Essenza: una continua ricerca territoriale
In parallelo alla cucina, la passione dei vini per Simone Nardoni è cresciuta sempre più, permettendo di valorizzare così i suoi piatti. Frutto di una ricerca continua, oggi conta circa 650 etichette che spaziano tra piccole realtà territoriali attraversando l’Italia, la Germania e anche la Spagna.
La carta dei vini proposti spazia dall’Italia al mondo per avvicinare sempre più la clientela a una cucina gourmet e differente dalle altre offerte culinarie della provincia di Latina.
La realizzazione di un sogno: Essenza e la sua prima stella Michelin
Dopo ben nove anni di sperimentazione e ricerca, il ristorante Essenza ottiene la sua prima stella Michelin. Lo stesso Simone Nardoni ha confermato di essere molto felice per il riconoscimento ottenuto e non smetterà mai di portare avanti ogni giorno la sua sfida verso la ricerca dell’eccellenza.
Simone Nardoni vuole però ricordarci che tutto questo suo continuo studio e “mettersi alla prova” non è un’ossessione bensì un piacere. Chiunque varca la soglia del suo ristorante e si siede ai tavoli ha grandi aspettative, e spetta solo allo chef e alla sua squadra soddisfarle una ad una.
di Giada Crivellari