Tra l’acqua delle Gaggiandre, un susseguirsi di colori e silhouette sfilano creando sinfonie visive a più mani. È questa la Couture Inverno 2021 di Valentino, un racconto di due arti, quella vestimentaria e quella contemporanea, che si incontrano creando un equilibrio ben dosato, suggestivo, emozionante.
Des Ateliers è il nome che porta la collezione, nata dall’unione della creatività e le forze di sarte e artigiani dell’atelier Valentino con quelle degli artisti Joel S. Allen, Anastasia Bay, Benni Bosetto, Katrin Bremermann, Guglielmo Castelli, Maurizio Cilli, Danilo Correale, Luca Coser, Jamie Nares, Francis Offman, Andrea Respino, Wu Rui, Sofia Silva, Alessandro Teoldi, Patricia Treib, Malte Zenses e Kerstin Bratsch.
Lo sfondo del teatro Valentino
Venezia, il tramonto, le luci, e le Gaggiandre, due tettoie acquatiche parte dell’Arsenale, luogo espositivo della Biennale di Venezia.
“Venezia era parte della visione che avevo avuto sin dal principio”, afferma il direttore creativo Pierpaolo Piccioli. “Era l’unico posto al mondo nel quale presentare una collezione del genere, e inoltre si tratta di un contesto nel quale non aggiungere o togliere nulla: la luce e la potenza di Venezia sono la cornice perfetta nella quale immergere il mio lavoro”.
Le modelle e i modelli hanno sfilato su una passerella sull’acqua a serpentina. E della location hanno, inconsapevolmente, fatto parte anche gli spettatori, tutti vestiti di bianco come da richiesta di maison Valentino.
Il dialogo tra arte e moda
Degli 84 look che hanno sfilato per questa couture, venti sono il risultato di un profondo dialogo tra Piccioli e una serie di artisti contemporanei più o meno conosciuti. Il primo passo è la creazione di una factory, per la quale coinvolge lo scrittore e curatore Gianluigi Ricuperati; con lui, seleziona 17 artisti. Ognuno diverso dall’altro, ma con cui il designer ha strutturato un dialogo che è sfociato in abiti meravigliosi ed eleganti. Così, segni grafici, patchwork di tessuti, unione di forme e silhouettes compongono la poetica di questa collezione, unendosi ai capelli con piume che ricordano meduse, tessuti fluidi e micro abiti a palloncino.
Il colore dopo il bianco e il nero
Se la precedente couture di Valentino era un tributo al bianco e nero, questa collezione fonda le sue basi sui colori. Ipnotici, vibranti e pieni, sono in netto contrasto con l’architettura industriale della location e l’abbigliamento total white dei fortunati spettatori di questa sfilata.
I rossi d’archivio di Valentino sono presentati su un abito da sera con corpi intrecciati riprodotti sulla stoffa; i viola brillano sulle pailettes delle camicie portate aperte; i verdi e i fucsia si increspano su voluminosi abiti dalle proporzioni esagerate. Uno spettacolo che, visto nell’insieme e riflesso dall’acqua, risulta emozionante e intenso.
“La moda per funzionare deve essere rapportata a un corpo; l’arte non è sufficiente a se stessa”, spiega Piccioli. “Questo non significa che una sia superiore all’altra: entrambe hanno un lessico e una forza con cui influenzare la società”. Ed è grazie lessico di queste due entità che Valentino racconta la sua storia ancora una volta, con eleganza, maestria e potenza.
di Francesca Salza