Diciassette artisti e designer reinterpretano la sedia medallion
Osservando il design essenziale dell’iconica sedia medaglione con lo schienale ovale, è immediato il collegamento con lo stile sobrio e classicamente parigino di Christian Dior.
Simbolo di stile di Luigi XVI, fu scelta sin dalla fondazione della Maison per farvi accomodare i suoi ospiti durante le sfilate e per arredare la sede storica ubicata a Parigi in Avenue Montaigne 30. Ha fatto da leitmotiv anche sui flaconi e i cofanetti dei suoi leggendari profumi, da Diorama a Diorissimo.
Oggi, in occasione del Fuorisalone di Milano, 17 grandissimi artisti e designer cosmopoliti hanno reinterpretato la seduta, visitabile fino a venerdì 10 settembre a Palazzo Citterio, in via Brera 12, che presto diventerà sede della collezione di arte moderna della Pinacoteca di Brera.
La nuova visione dell’iconica seduta
Si può definire una collaborazione unica nel suo genere, che coinvolge artisti del calibro di Sam Baron, Nacho Carbonell, Pierre Charpin, Dimorestudio, Khaled El Mays, Martino Gamper, Constance Guisset, India Mahdavi, Nendo, Joy de Rohan Chabot, Linde Freya Tangelder, Atang Tshikare, Seungjin Yang, Ma Yansong, Jinyeong Yeon, Tokujin Yoshioka e Pierre Yovanovitch, la cui maestria ha permesso di interpretare l’oggetto di arredo rendendolo un pezzo di puro desiderio e ammirazione.
Ciascuno ha offerto il proprio punto di vista, identificativo di stile e personalità. Ma Yansong ha battezzato Meteora, sedia in poliuretano 3d, caratteristica dell’ethos architettonico delle sue opere. India Mahdavi, architetta francese di origini iraniane, ha rivestito la sedia con alcune delle sue iconiche fantasie a uncinetto, senza distaccarsi eccessivamente dalle forme originarie. Il collettivo giapponese Nnendo l’ha resa minimal e l’immancabile ovale è diventato un foro nella trasparenza, mentre Constance Guisset l’ha resa pieghevole.
La cosa che più colpisce visitando questo spazio artistico, è l’atmosfera eterea che si respira: una dolce nube ti avvolge appena scendi le scale verso la sala principale. La nebbia conferisce immaterialità, evanescenza e un tocco quasi trascendentale alla scena. Come sempre Dior è fuori classifica, gioca una gara a parte.
di Cristiana Storelli