Dal 18 settembre al 30 gennaio
Dal 18 settembre sarà possibile visitare lo straordinario prestito di 53 opere di Claude Monet dell’omonimo Musée Marmottan Monet di Parigi al Palazzo Reale di Milano. Un completo excursus della produzione dell’artista francese, dalle prime testimonianze della nuova pittura en plein air alle famose rappresentazioni nel giardino di Giverny.
Il nucleo più importante al mondo delle opere di Monet
La mostra, che inaugurerà la programmazione autunnale del museo milanese, fa parte del progetto museologico “Musei del mondo a Palazzo Reale”. Un progetto nato per mettere in luce la storia e le collezioni in esposizione nei più importanti musei internazionali. L’esposizione è curata da Marianne Mathieu, storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi, e promossa dal comune di Milano – cultura. Della sua produzione se ne sono invece occupati Palazzo Reale e Arthemisia. I collaboratori esteri sono per l’appunto il Museo Marmottan di Parigi e l’Académie Des Beaux – Arts – Institut de France.
Il museo parigino che ha permesso il prestito non a caso porta nel nome quello dell’artista di punta dell’Impressionismo francese. Esso infatti accoglie il nucleo più importante al mondo delle opere di Monet. E questo grazie al figlio, Michel Monet, che nel 1966 promosse una generosa donazione alla struttura che, per l’appunto, ne prese il nome. Per tutti coloro che volessero approfondirne il backround, il percorso espositivo comprenderà il racconto della storia del museo. Un’occasione per seguire la strada intrapresa dalle famose opere, anche quelle più intime, dalla loro genesi alle pareti dei più importanti musei internazionali.
Art week
L’inaugurazione di questa retrospettiva su Claude Monet rientra nell’Art Week, in programma dal 13 al 19 settembre, e ne rappresenta uno degli eventi di punta. Difficile è infatti resistere all’impatto visivo ed emozionale di uno dei pittori che hanno fatto la storia. Anche per un profano del campo che gira Milano nei giorni dedicati all’arte, il potere suggestivo del ponticello di Giverny non è indifferente. Il famoso ponticello più volte ritratto dallo stesso Monet, che lo aveva fortemente voluto. Una costruzione degna della deviazione di un fiume in quel luogo magico della Normandia dove la luce non sembrava uguale da nessun’altra parte.
E proprio la luce, e la sua funzione nella pittura en plein air, è il soggetto della mostra, suddivisa in 7 sezioni. Delle 53 opere selezionate, alcune fanno parte delle 250 tele sulle ninfee prodotte da Monet tra il 1897 e il 1926. Il percorso espositivo spazia infatti dalle opere della prima produzione a quelle dipinte prima di morire. Tra queste, Sulla spiaggia di Trouville (1870), Passeggiata ad Argenteuil (1875), Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905), Charing Cross (1899–1901), fino alla sua ultima opera, Le rose (1925-1926).
Raffigurazioni in cui è evidente l’influenza delle stampe giapponesi che circolavano al tempo. Ma anche e soprattutto la mutevolezza della realtà, colta in diversi momenti della giornata o delle diverse stagioni. Non a caso, più di una volta, l’artista francese ha catturato lo stesso soggetto sotto luci diverse. Ed ecco che il portone della cattedrale di Rouen muta, anche cromaticamente, il suo aspetto in base alle condizioni atmosferiche a cui è sottoposto. Da solare a cupo o addirittura spettrale è un attimo. E le caratteristiche pennellate, veloci e corpose ma delicate, non sono che la testimonianza della gara intrapresa da Monet contro il tempo per catturare l’istantaneità.
di Greta Masè