Tra gli artisti solitari…
Dal 28 ottobre 2021 al 27 febbraio 2022 è in mostra alla Fondazione Prada “Domenico Gnoli”, un’esibizione esclusiva sull’artista con oltre cento sue opere dal 1949 al 1969.
Attivo nella seconda metà del Novecento, Gnoli fu un artista poliedrico che si fece conoscere in primis per le sue scenografie, le illustrazioni e i costumi di scena. In seguito, con l’avvento della pop art e il ritorno dell’attenzione sull’arte figurativa, anche le sue opere pittoriche raggiunsero il grande pubblico.
Da sempre stato un outsider nel panorama artistico della sua epoca, quello di Gnoli è un nome che pochi ricordano. Ma lo stile peculiare e coerente dei suoi dipinti gli ha permesso di essere presente a questa mostra, che prende parte al ciclo di esposizioni dedicate a figure singole di artisti che non rientrano nelle principali correnti culturali, come avvenne con Leon Golub, Edward Kienholz e William Copley.
Un’arte che stimola attraverso la banalità
La pittura di Domenico Gnoli non è assimilabile ad alcuna corrente artistica della seconda metà del Novecento, per quanto sia inevitabilmente ricca di connessioni con la scena culturale del tempo. L’artista tratta soggetti banali tramite una pittura di tipo analitico, di alta precisione. Monumentali sono le dimensioni delle sue tele, che spesso contengono solo dettagli di oggetti che fungono da stimoli visivi e mentali per lo spettatore.
Il taglio delle opere è fotografico, e la ripetizione dei soggetti trattati ha reso immediata la suddivisione degli spazi della mostra in aree tematiche. È così che troverete dipinti che trattano ossessivamente di divani, con dettagli più o meno ingranditi di cuscini, braccioli o spalliere; pantaloni, con enormi tasche e pence; oppure colletti, camicie e altro ancora.
“Mi servo sempre di elementi dati e semplici, non voglio aggiungere o sottrarre nulla. Non ho neppure mai voglia di deformare: io isolo e rappresento […]; dal momento che non intervengo mai attivamente contro l’oggetto, posso avvertire la magia della sua presenza”. (Domenico Gnoli in una lettera del 1965)
di Chiara Pellini