Più di sessanta opere di Mondrian arrivano a Milano. Dal 24 novembre 2021 al 27 marzo 2022, il Museo delle Culture custodisce un’occasione da non perdere. Il significato dietro ai suoi quadri però, non è così semplice come sembra. Ecco qualcosa da sapere.
Sono solo 5 le opere di Mondrian conservate in modo permanente nei musei italiani. Il Faro a Westkapelle del Museo del Novecento a Milano; la Composizione A della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea a Roma; Impalcatura, Oceano 5 e Composizione con grigio e rosso della Collezione Peggy Guggenheim a Venezia.
A dire la verità, ammirare le opere del maestro olandese in Italia capita di rado. Ecco perché diventa un’esperienza imperdibile. La mostra al Mudec racconta il viaggio dell’artista verso l’astratto, con il fil rouge del paesaggio. Ma le famose linee perpendicolari che costringono lo spazio in rettangoli di bianco blu rosso e giallo, non celano niente di figurativo: sono solo equilibrio, forma, pittura, spazi e idee.
Tutto parte dal cubismo, o forse no
Mentre insegnava italiano nei Paesi Bassi, Mondrian si dedicava alla pittura. Dipingeva ancora i paesaggi olandesi, un po’ impressionisti e un po’ no. Poi, si trasferisce a Parigi (1912) e il Cubismo di Picasso e Braque entra subito nei suoi quadri come strumento verso l’astrazione. E quando i cubisti riconvertono alcuni aspetti della loro pittura in immagine, Mondrian non torna indietro. Il modo di osservare la natura lo porterà verso segni astratti per creare lo spazio.
Teoria e filosofia dietro ai suoi quadri, fino al Neoplasticismo
Dentro la composizione ortogonale di forme e colori ci sta tutto: è l’immagine imperfetta di totalità e assolutezza. Pensiero neoplatonico, conoscenze matematiche, cenni di romanticismo e sentimento dell’uomo moderno costruiscono il quadro come espressione di un universo interiore ed esteriore. Rosso giallo e blu indicano lo spettro complessivo dei colori possibili a cui il bianco e le scale di grigi aggiungono significati.
La composizione è organizzata secondo regole costruttive e architettoniche, ma sempre precarie. E se l’obiettivo di Mondrian è raggiungere un equilibrio e una completezza quasi fuori dal tempo, questo rimane irraggiungibile. Realtà e pittura (che è un fatto materiale) non permettono equilibrio assoluto. È un gioco di contrasti, conflitti e dialogo tra forme. Annullare il tragico è impossibile, come nella vita: c’è passionalità, rimane un elemento di conflitto rispetto all’ipotesi di acquietamento totale.
E il concetto del Neoplasticismo? È semplicemente il voler raccontare un’assolutezza nella pittura, tanto che i quadri di Mondrian diventano architettura, sono spazio che va oltre la bidimensionalità della tela.
Alla fine del viaggio: le luci e il ritmo di New York
Nel 1938 Mondrian lascia il continente per andare in Inghilterra, poi volerà a New York nel 1941 dove trascorrerà gli ultimi anni apprezzato dai giovani artisti dell’astrattismo americano. Attraverso il rapporto con New York i suoi quadri si divertono in balletti di luci e ritmo, caratteri della città. Adesso sì che può esserci una sovrapposizione tra quadro e figura: Mondrian pensa alla pianta urbanistica. Il nero degli incroci ortogonali si tinge di giallo, mentre il rosso e il blu si rincorrono, vibranti, sulla tela.
“Dalla figurazione all’astrazione”, non solo Mondrian
La mostra è prodotta da 24ORE Cultura, promossa dal Comune di Milano-Cultura e realizzata grazie alla collaborazione del Kunstmuseum Den Haag che espone la più grande collezione di opere di Mondrian al mondo. Oltre ai suoi quadri, possiamo camminare tra le tele degli artisti della Scuola dell’Aja. E una sezione dell’esposizione è tutta dedicata al movimento che ha innovato arte, architettura e design, creato da Mondrian e Theo van Doesburg nel 1917. De Stijl o Neoplasticismo.
di Camilla Mantovani