Jil Sander di nuovo alla guida creativa del suo marchio ed è subito tocco personale.
Sviluppo verticale e una pince diagonale che oltre a riproporzionare il corpo sigla il suo ritorno. Raf Simons a Dior è cosa ormai nota, ma fermento ed emozione animano la passerella di Jil Sander, dove l’omonima stilista torna a disegnare proprio per il marchio che porta il suo nome. Vediamola pure come una dichiarazione di fedeltà alla tradizione, ma con qualche inusuale novità. Sì, perché la stilista di Amburgo pare racchiudere in una sola parola il pensiero della collezione “RESET”, parola chiave che sta a significare una ripartenza, o il riaccendere qualcosa che si era inceppato, bloccato, che era andato in loop. Scelta linguistica gergale, subito spiegata dalla designer: “In questo momento sto pensando ai giovani”.
E infatti, ecco sfilare soprabiti come grembiuli, spalle tonde, gonne ampie e a uovo. Questi i capi che compongono il guardaroba minimalista secondo la Sander. Apre il catwalk un robe-manteau smanicato, indossato sopra una canotta bianca e con stivaletti a metà gamba e dal tacco alto, mentre la sua replica in nero si sovrappone perfino ai pantaloni.
Una pince in diagonale come fil rouge di tutta la collezione. Soprattutto ridisegna la forma della spalla e della manica; apparentemente elaborata, in realtà è il giro che si ritroverà nella forma di tutti gli abiti. Una forma allargata che viene ripresa a partire dalla spalla, per aderire sul davanti e lasciarsi andare a un volume gonfiato sul dietro, come vele gonfiate dal vento, che disegnano altre linee ellittiche.
Scelta netta per la palette colore: bianco, nero, blu scuro, rosso. La monocromia continua a prevalere seppur di tanto in tanto il sopra e il sotto diventano occasione per un forte contrasto. Il finale, però, è a pois, grandi e colorati.
Il reset di Jil Sander, comincia da una reinterpretazione del suo stile severo, riconoscibile, ma che prevede nuove proporzioni e silhouette più fresche.
(di Federica Piacenza)