“Stiamo lontani oggi, per abbracciarci forte domani” è stata la frase che ci ha improvvisamente travolti in uno scenario da incubo: si parlava di qualche giorno di chiusura a livello nazionale a causa di un virus di cui si conosceva davvero poco, che con il passare dei giorni ci ha privati di tutto ciò che faceva parte di noi, dalla routine quotidiana agli affetti.
La pandemia da Covid-19 ci ha spaventati, indeboliti e trasformati, e l’ha fatto soprattutto nelle relazioni interpersonali: ha cambiato il nostro modo di vivere e la nostra socialità. Abbiamo dovuto rimescolare le carte, conoscerci, scoprirci vulnerabili, deboli, fragili in una situazione in cui il Coronavirus ha intaccato la fiducia reciproca e il sistema dei rapporti umani.
Abbiamo dovuto ridimensionare i rapporti, nessun abbraccio, i contatti erano limitati e i sorrisi coperti dalle mascherine, le lezioni degli studenti erano in DAD, alcuni lavori in smartworking, dagli aperitivi nel locale sotto casa siamo passati alle videochiamate di gruppo, gli allenamenti si sono spostati dalle palestre al salone di casa, le piattaforme digitali erano l’unico punto di ritrovo. Non si poteva viaggiare, visitare un museo, andare al cinema o a teatro, non c’erano più rapporti sociali umani, tutto era racchiuso nelle mura di casa e dietro lo schermo di un smartphone.
Ricominciare non è stato facile, ma pian piano stiamo tornando alla normalità, ci è stata restituita la possibilità di partecipare ad un concerto, di tornare a teatro e al cinema, di visitare un museo, di partire per un viaggio. Possiamo vedere chi desideriamo incontrare quando e come vogliamo, senza proibizioni o vincoli dall’alto, ma è davvero tutto come prima? La sensazione d’ansia e sgomento che ci ha accompagnati in questi anni non svanirà all’improvviso, pochi torneranno alla vecchia mentalità.
Molti fanno fatica a riaprirsi con gli altri, le piccole cose che prima venivano spontanee, ora sembrano quasi delle costrizioni, relazionarsi con l’altro è diventato molto più difficile, spesso capita di sentirsi soli anche con gli affetti di sempre, succede di sentirsi non capiti, non sempre riusciamo ad esprimere ciò che proviamo, non siamo sempre in grado di abbracciare qualcuno a cui teniamo con naturalezza, senza pensare di poterlo infettare. Davanti ad un gruppo ampio di persone, infatti, capita di percepire l’ansia da contagio, e la cosa peggiore non è tanto contrarre il virus in sé, ma la paura di doversi isolare nuovamente per un periodo più o meno lungo a seconda dei casi.
Molti rapporti sono diventati più fragili, altri sono finiti, qualcuno si è consolidato ancora di più, resta il fatto che il lock-down dovuto al Covid-19 è stato un trauma collettivo e per tornare a vivere in una società “sana” dobbiamo avere più fiducia ed accettare i rischi calcolati per un equilibrio ritrovato tra desiderio di sicurezza e libertà.