L’artista diventato una emoticon di Whatsapp arriva al grande schermo grazie a 3D Produzioni e Nexo Digital, che, giunti al decimo anno della loro liaison, hanno il piacere di presentare Munch. Amori, Fantasmi e Donne Vampiro.
Nei cinema il 7, 8 e 9 novembre, il docufilm si preannuncia come il primo di una serie di omaggi che verranno dedicati all’artista norvegese nei prossimi anni. A 80 anni dalla sua morte e a distanza di circa 40 anni, Edvard Munch tornerà a Milano ad ottobre 2024, presso il Palazzo Reale, come anticipato dalla Console Dott.ssa Barbara Rossi all’anteprima del lungometraggio. Altro duo che si riconferma dopo 5 anni, precedentemente in Klimt e Schiele. Eros e Psiche è quello composto dal regista Michele Mally, che firma la sceneggiatura insieme ad Arianna Marelli.
Chi era Munch prima dell’Urlo
Chi era ma anche chi è sempre stato. Munch è simbolo del suo tempo, cioè il Post Impressionismo e quindi l’Espressionismo e il Simbolismo, simbolo anche e soprattutto della sua nazionalità. Solamente lì potevano nascere lui e la sua arte, tra i colori saturi e brillanti dell’Aurora Boreale, il mare che si staglia tra i fiordi e i boschi che sussurrano leggende di fate e troll. Così inizia il film, con favole non propriamente adatte a un pubblico infantile, ma esatta metafora dell’infanzia interrotta di Edvard Munch.
Una vita segnata dal dolore delle perdite
La madre muore di tubercolosi quando lui aveva solo 5 anni, la stessa malattia gli porterà via la sorella Sofie. Per merito di quest’ultima darà il via alla sua carriera d’arista con la serie di dipinti denominata La Fanciulla Malata, a cui è palesemente dedicata, che realizzerà tra il 1885 e il 1927. Sin dalle prime opere il dolore che lo accompagnerà sarà tangibile nelle sue sperimentazioni in termini di tecniche pittoriche, che renderanno i suoi quadri tra i più delicati da restaurare. La sua ricerca di perfezione sulla tela e di pace all’interno della sua anima sono fisicamente visibili sugli strati di colore grattati via e poi ripassati sul supporto.
Ma sfortunatamente non sarà solo la morte a marchiare il suo vissuto. La sua arte, come afferma l’attrice protagonista Ingrid Bolsø Berdal (nota al grande pubblico per la serie Westworld), non era compatibile con l’amore. Era il periodo de La bohème di Giacomo Puccini, dove l’emancipazione della donna ebbe i primi accenni e nacque quello stile di vita noto appunto come bohemien, tipicamente intrapreso dagli artisti poveri e anticonformisti per antonomasia.
Un modo di vivere che gli permise di conoscere svariate donne che furono amanti e muse ma anche vampire, per il male che gli procurarono. Ed è così che tra Kristiania, l’odierna Oslo, Stoccolma e Berlino conobbe le protagoniste di moltissime delle sue opere, tra cui, onnipresente sarà Milly Thaulow, anche quando intraprese la relazione con Tulla Larsen. Desiderosa di sposarlo, non riuscì mai nell’intento, una loro lite sfociò in un colpo di pistola che costò una falange della mano sinistra all’artista.
Se tutto ciò che poteva essere amore, famiglia e altre relazioni, doveva capitolare in dolore e tragedia, si capiscono le ragioni di Munch, che lasciò questo mondo senza eredi. L’unica vera erede, degna della sua arte, è e sarà sempre la sua terra, la Norvegia.