Cesare Cremonini torna al cinema, questa volta non in veste di attore ma di se stesso. Dal palco dell’Autodromo Dino ed Enzo Ferrari di Imola, il 10, l’11 e 12 dicembre arriva al cinema il concerto-show, prodotto da Cremonini Srl e distribuito da Nexo Digital, che il celebre cantante di 50 special ha performato lo scorso 2 luglio.
Come vivi l’aspettativa del tuo pubblico quando devi preparare una nuova canzone o un nuovo album?
Quando ho fatto uscire le prime canzoni a 18 anni con il primo album, 4 sono rimaste nella storia: “50 special”, “Vorrei”, “Qualcosa di grande”, “Un giorno migliore”. Il secondo album era invece rivolto a un altro genere. Cerco di far rispettare al mio pubblico con fiducia le mie scelte. Non è stato sempre così semplice e non è stato un processo automatico, ma cerco sempre di evolvermi mantenendo una coerenza nel mio stile. Non amo entrare nel meccanismo dell’uscita discografica continua, che possiamo definire una produzione bulimica.
Come mai hai scelto Imola per questo progetto cinematografico ?
Ho avuto la fortuna di girare diversi stadi, tra cui San Siro e il Forum di Assago. Con Imola si è creato un legame diverso, si è generato un ricordo che si potrà condividere in futuro con chi ha partecipato a quel progetto e tutti insieme diremo: “Abbiamo un un ricordo condiviso e lo abbiamo vissuto insieme”. In questa occasione il pubblico era partecipe, mi supportava, era mio complice. Questa connessione l’ho percepita e me la porterò sempre dietro.
Hai avuto il coraggio di toccare un mostro sacro della musica italiana, Lucio Dalla, durante il concerto (con Stella di Mare ndr). Non hai avuto timore di farlo?
Il legame con Lucio è molto forte. Quando ho cantato nel 2018 “L’anno che verrà”, ho vissuto un punto di non ritorno. Ho quindi percepito l’esigenza di portare avanti una tradizione non solo bolognese, ma addirittura nazionale, e da qui è nata l’idea di fare un duetto virtuale con lui. Inizialmente ero molto intimorito, ma poi ho visto che è una cosa che fanno in tanti; da qui ho pensato che c’è un desiderio del mondo di non perdere dei pezzi iconici che hanno fatto la storia.