Un amore fiabesco, sfiorito, bruciato, patologico. Un variopinto collage di tutte le complesse e dissolute sfaccettature che un sentimento tanto incomprensibile quanto destabilizzante come l’amore può avere, narrato dalle esperienze di quattro diversissime prospettive. Dal 9 dicembre arriva sul palco del Teatro Franco Parenti di Milano “Darling”, l’opera teatrale di Sara Bosi, affiancata dalla supervisione artistica di Pierfrancesco Favino, con produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo, che racconta, tramite la voce di un’unica attrice, quattro storie di quattro piccole grandi donne, differenti per sogni ed età.
La prima, una giovane ragazza, agli albori della propria maturità emotiva, innamorata di una concezione di amore puro e idealizzato, estraniato dalle meschinità del pragmatismo del tempo presente. Un amore genuino e stilnovistico che si impersonifica nell’emozione di ricevere in dono il suo primo anello di fidanzamento. Questa nube candida e immacolata che culla e scalda il pubblico nei primi minuti dello spettacolo, viene però ben presto eliminata con il racconto seguente, in cui vediamo protagonista una donna dall’età nettamente più avanzata che realizza, probabilmente troppo tardi, la sostanziale immobilità del suo essere. Proseguendo, la terza deve fare i conti con le ansie e le disillusioni scottanti di un amore finito per la volontà di chissà chi. Lo spettacolo si conclude infine con la storia di una donna triste, stanca e arrabbiata. Una donna asfissiata da un amore crudele che continua a provocarle un dolore insormontabile, ma di cui, allo stesso tempo, non riesce a fare a meno; la sua necessità si riduce non a voler condannare ma a voler essere ascoltata e trovare disperatamente delle risposte.
Un colorato affresco sulle contraddizioni, le gioie, i dolori dell’amore, che alterna toni graziosi e leggeri, a pennellate di amara e laboriosa riflessione. L’intento della Bosi, infatti, non consiste nel mettere in atto un paternalistico vademecum sulle norme che stanno alla base di questo sentimento, bensì ricreare un’atmosfera solidale, data dalla messa in scena di quattro diversi racconti, in cui il pubblico possa riconoscersi e aderirvi.