Un po’ di storia e cultura
Durante la dominazione austriaca, le donne benestanti e amministratrici dei loro beni potevano esprimere le loro preferenze elettorali attraverso un tutore e in alcuni comuni potevano addirittura essere elette. La situazione, dopo l’Unità d’Italia, iniziò a peggiorare e precipitare: si diede infatti per scontato la non partecipazione delle donne alla vita politica. Spinte da un animo di rivalsa, all’indomani dell’Unità, le donne lombarde portarono alla Camera una petizione per riscattarsi e rivendicare il diritto di voto, ma ciò portò a scarsi risultati.
Alla fine dell’Ottocento, la situazione cominciò a migliorare: nel 1890 venne approvata una legge che conferiva alle donne la possibilità di votare e di essere votate nei consigli di amministrazione delle istituzioni di beneficenza: iniziava così il cammino speranzoso per arrivare alla conquista del suffragio universale. Presto però, con l’epoca fascista, i diritti delle donne indietreggiarono. La guerra e l’importante ruolo svolto dalle donne durante la Resistenza fecero ribaltare di nuovo la situazione e venne esteso il suffragio anche alle donne.
Più tardi prese forma il decreto De Gasperi-Togliatti, meglio conosciuto come decreto Bonomi, che finalmente estendeva il diritto di voto alle donne. Le prime donne a votare furono, nel 1944, le capofamiglia della Repubblica libera della Carnia, un’entità politicamente autonoma costituita dai partigiani. Nello stesso anno, Laura Lombardo Radice scrisse un opuscolo intitolato “Le donne italiane hanno diritto al voto”: la battaglia era vinta. Alle elezioni del 2 giugno 1946 per l’elezione dei deputati dell’Assemblea Costituente, parteciparono anche le donne, sia come elettrici, sia come candidate.
Le donne protagoniste
Tra le donne che si batterono per il diritto di voto alle donne spiccano alcuni nomi: tra le prime, Anna Maria Mozzoni, la più coerente sostenitrice del suffragio nell’Italia dell’Ottocento. Nella sua opera “La donna e i rapporti sociali” del 1864 sottolineò l’importanza da parte della donna di protestare contro la sua condizione e richiedere con determinazione il diritto di voto, nonostante il suo impegno non si arrivò a risultati concreti. All’inizio del Novecento un’altra donna si batterà per estendere il diritto di voto alle donne: Maria Montessori con il suo invito alle donne a iscriversi alle liste elettorali politiche. Anche la socialista Anna Kuliscioff si schierò a favore del diritto di voto alle donne, senza tuttavia ottenere grandi risultati.