Drake, il celebre rapper canadese, ha deciso di portare il suo scontro con Kendrick Lamar a un livello completamente nuovo: il tribunale. Lunedì scorso, Frozen Moments, una società di proprietà di Drake, ha depositato una petizione contro Universal Music Group e Spotify, accusandoli di aver manipolato i numeri di ascolto di “Not Like Us”, un brano pubblicato da Lamar come parte del loro acceso beef. L’accusa è chiara: le due aziende avrebbero gonfiato artificialmente gli ascolti, alimentando ulteriormente la rivalità.
La faida e le accuse contro Universal e Spotify
Secondo la petizione, Universal avrebbe ridotto le royalty richieste su “Not Like Us” in cambio di una promozione preferenziale sulla piattaforma Spotify, arrivando persino a utilizzare bot per aumentare gli stream. Ma non è tutto: Frozen Moments sostiene che Siri, l’assistente vocale di Apple, sarebbe stato programmato per riprodurre la canzone di Lamar anche quando veniva richiesto un brano di Drake, ingannando gli utenti.
Tra le accuse mosse, figura anche il cosiddetto payola, una pratica illegale negli Stati Uniti, che avrebbe visto Universal pagare iHeartRadio per promuovere “Not Like Us” in modo non trasparente. Ma gli esperti sono scettici: dimostrare queste pratiche senza prove scritte sarebbe quasi impossibile.
Il verso che fa discutere
A inasprire ulteriormente lo scontro è il contenuto della canzone stessa. In un passaggio di “Not Like Us”, Kendrick Lamar definisce Drake un «pedofilo certificato». Un’accusa pesantissima che ha spinto il rapper canadese a sostenere di essere stato diffamato. Tuttavia, secondo gli esperti del settore, questa tesi potrebbe essere debole, dato che nel contesto di un beef gli insulti, anche estremi, sono parte integrante della “liturgia” dell’hip hop.
Una strategia controproducente?
Diversi analisti ritengono che l’iniziativa di Drake rischi di ritorcersi contro di lui. Secondo il principio dell’effetto Streisand, cercare di censurare o limitare la diffusione di una canzone potrebbe solo accrescere l’interesse attorno ad essa. E i numeri sembrano confermarlo: su Spotify, “Not Like Us” ha superato i 900 milioni di ascolti, contro i circa 120 milioni di “Family Matters”, il brano di risposta pubblicato da Drake.
La reazione del pubblico
Sui social, le opinioni sono contrastanti. Molti fan di Kendrick Lamar vedono nella mossa di Drake un tentativo disperato di distogliere l’attenzione dal successo di GNX, l’ultimo album a sorpresa del rapper americano. Altri criticano il canadese per aver messo in discussione la sua street credibility, ricorrendo a mezzi legali invece di affrontare la faida a suon di rime.
Due stili, due carriere
Drake e Kendrick Lamar rappresentano due lati opposti del rap. Da un lato, il primo domina le classifiche con uno stile commerciale e accessibile; dall’altro, Lamar ha conquistato pubblico e critica con testi profondi e impegnati, al punto da vincere persino un Premio Pulitzer nel 2018. La loro rivalità, che infiamma il panorama musicale da anni, sta ora assumendo un carattere inedito, segno che il rap moderno è sempre più intrecciato con le dinamiche del business. Il tribunale farà chiarezza o alimenterà ancora di più le fiamme del beef più caldo del momento?