Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di carcere, la teoria del “doppio killer” torna a far discutere. Un’ipotesi investigativa avanzata dai Carabinieri di Milano cinque anni fa, poi bocciata dalla magistratura, ma che oggi riemerge tra dubbi e nuove domande.
Un caso mai davvero chiuso
Era il 13 agosto 2007 quando Chiara Poggi venne trovata senza vita nella sua casa di Garlasco. Dopo anni di processi, perizie e colpi di scena, la giustizia ha condannato Alberto Stasi, il fidanzato della vittima. Eppure, alcuni elementi dell’inchiesta non hanno mai smesso di generare interrogativi. Nel 2020, i Carabinieri avevano avanzato una nuova ipotesi: Stasi potrebbe non aver agito da solo.
Il DNA e le anomalie mai chiarite
Alla base della teoria del doppio assassino c’è la presenza di un DNA riconducibile ad Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, trovato sotto le unghie della vittima. Un dettaglio che all’epoca non fu ritenuto determinante, portando all’archiviazione delle indagini su Sempio. Ma il suo coinvolgimento torna ora al centro dell’attenzione.
Uno degli elementi più controversi riguarda la scena del crimine: il pavimento dell’ingresso e del bagno era intriso di sangue, al punto che – secondo le perizie – sarebbe stato impossibile attraversarlo senza sporcare le scarpe. Tuttavia, Stasi, al momento della scoperta del corpo, aveva le suole pulite. E c’è un altro dettaglio: le impronte rilevate erano di un 42, la misura di Stasi, mentre Sempio calza un 44.
I Carabinieri avevano inoltre segnalato delle telefonate sospette di Sempio alla famiglia Poggi nei giorni precedenti al delitto. Un elemento che non ha trovato conferme investigative, ma che continua ad alimentare dubbi. Inoltre, il giovane aveva dichiarato di trovarsi a Vigevano la mattina del 13 agosto, ma non ha mai mostrato prove concrete del suo spostamento.
Un mistero destinato a rimanere tale?
Nonostante il clamore mediatico e i nuovi interrogativi, la magistratura ha sempre respinto l’ipotesi del doppio killer, ritenendola priva di fondamento. Ma allora perché, dopo quasi due decenni, il caso continua a suscitare così tanta attenzione? Forse perché, in questa vicenda, alcune risposte definitive sembrano ancora mancare.