Il contrappasso subito dalle povere creature femminili
Hibatullah Akhundzada decide di reintrodurre la fustigazione pubblica e la lapidazione delle donne nel caso in cui esse siano colpevoli di adulterio. Queste le parole del leader supremo dei talebani: «Fustigheremo le donne adultere, le lapideremo a morte in pubblico. Tutto questo è contro la vostra democrazia, ma continueremo a farlo. Entrambi diciamo che difendiamo i diritti umani: noi lo facciamo come rappresentanti di Dio e voi come rappresentanti del diavolo. L’opera dei talebani non si è conclusa con la presa di Kabul, è appena iniziata».
Un dramma appena iniziato, con la recente presa di Kabul; un terrore che vede come protagoniste le donne afghane e le punizioni a loro riservate. I diritti di queste donne vengono violati, esse vengono private di ogni libertà, di ogni momento di gioia. La speranza verso un futuro migliore cessa di esistere a causa dell’introduzione della legge della sharia, che viene reinterpretata in modo cruento e feroce. Una vera e propria prigione che costringe queste donne alla sofferenza più assoluta e dilaniante.