Joe Biden, missili ATACMS e la minaccia nucleare: il finale di un mandato decisivo

Joe Biden, che ha da poco compiuto 82 anni, si avvia a concludere la sua presidenza con una decisione che segnerà il suo mandato e probabilmente il futuro della politica internazionale

a cura della Redazione

Annunciando che non correrà per un secondo mandato, il presidente uscente ha autorizzato l’utilizzo, da parte dell’Ucraina, dei missili balistici a lungo raggio ATACMS contro la Russia. Un gesto che segna un momento cruciale nella guerra in Ucraina, giunta ormai a mille giorni di sanguinosi scontri.

Un’Arma strategica per Kiev

Gli ATACMS, con il loro raggio d’azione esteso, permettono all’Ucraina di colpire obiettivi strategici in territorio russo, tra cui depositi di munizioni, linee di rifornimento e truppe. Questo armamento avanzato rappresenta un tentativo concreto di ribaltare le sorti di un conflitto che ha già provocato oltre 12.000 vittime civili e 27.000 feriti. Biden, inizialmente riluttante, ha deciso di agire sotto la pressione degli eventi e del deteriorarsi della situazione sul campo.

Il sostegno americano all’Ucraina, già consistente, si intensifica ulteriormente con questa mossa, mentre Biden conferma che tutti i fondi stanziati per Kiev saranno distribuiti prima del termine del suo mandato, il 20 gennaio. Questo passaggio segna una forte dichiarazione politica, mostrando l’intenzione di rafforzare Kiev anche oltre la durata della sua presidenza.

La reazione del cremlino e la minaccia nucleare

Come prevedibile, la reazione della Russia non si è fatta attendere. Il Cremlino ha accusato Biden di “gettare benzina sul fuoco”, annunciando ritorsioni e facendo riaffiorare lo spettro della minaccia nucleare. Vladimir Putin e il suo governo hanno aggiornato la dottrina nucleare russa, ampliando i criteri per un eventuale uso delle armi nucleari, in caso di minacce percepite alla sicurezza nazionale.

Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, ha evocato apertamente il rischio di una Terza Guerra Mondiale, indicando che la decisione americana potrebbe essere interpretata come un’aggressione diretta da parte della NATO. Questo scenario accresce l’ansia globale per un’escalation ancora più devastante del conflitto.

Una decisione difficile nel crepuscolo della presidenza

La scelta di Biden non è solo una mossa militare, ma anche un atto politico che riflette la sua lunga carriera e la sua determinazione a lasciare un segno. Il presidente uscente, già noto per la sua esperienza in politica estera, ha spesso mostrato un approccio risoluto nelle crisi internazionali. La sua presidenza, iniziata con grandi sfide come la pandemia di Covid-19 e il cambiamento climatico, si chiude con un confronto diretto con Mosca, una delle potenze nucleari più temibili del mondo.

Biden lascerà la Casa Bianca il 20 gennaio, ma il peso delle sue decisioni continuerà a farsi sentire ben oltre la fine del suo mandato. La sua ultima grande mossa sullo scacchiere geopolitico è destinata a influenzare non solo l’esito del conflitto in Ucraina, ma anche i futuri equilibri globali.

La domanda che rimane è se questa escalation contribuirà alla pace o spingerà il mondo verso nuovi conflitti. Con gli occhi puntati su Mosca e Kiev, il pianeta osserva con preoccupazione un finale di mandato che potrebbe ridefinire il destino internazionaleInizio modulo

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