SOS Cielo: i satelliti ci stanno rubando le stelle?

Ah, l’idea romantica di perdersi sotto un cielo stellato… Beh, meglio affrettarsi, perché potrebbe diventare un lusso

a cura della Redazione

Tra Starlink, Amazon, OneWeb e le costellazioni cinesi, l’orbita terrestre è ormai un’autostrada congestionata, e chi ne paga il prezzo sono gli astronomi e – sorpresa! – anche l’atmosfera.

Piero Benvenuti, astrofisico e presidente del Centro per la protezione del cielo dell’Unione Astronomica Internazionale, suona l’allarme: «Siamo tutti concentrati sui vantaggi della connessione superveloce, ma chi sta parlando dell’inquinamento che questi satelliti rilasciano nello spazio?». E non è solo una questione di romanticismo o di scienza: ogni volta che un satellite esplode, alluminio e altri materiali si disperdono nell’alta atmosfera. Un po’ come le microplastiche nei mari, ma sopra le nostre teste.

Con oltre 6.400 satelliti Starlink già in orbita e un progetto che punta a quota 42.000, il cielo rischia di trasformarsi in un’enorme rete metallica. Certo, poter navigare su internet dal mezzo del deserto o a 10.000 metri di quota è comodo, ma il prezzo da pagare potrebbe essere alto. Oltre all’inquinamento, i satelliti disturbano le osservazioni astronomiche, riflettendo la luce solare e inviando microonde che interferiscono con la radioastronomia.

A onor del vero, SpaceX ha già tentato di ridurre il problema rendendo i satelliti meno riflettenti, ma altre aziende non si stanno mostrando altrettanto collaborative. Il rischio? Che tra qualche decennio guardare il cielo significhi vedere più scie luminose artificiali che stelle vere.

Quindi, la domanda è: siamo sicuri che valga la pena scambiare l’universo per una connessione più veloce?

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