La decisione è arrivata a poche ore dall’entrata in vigore del divieto nazionale, varato per questioni di sicurezza nazionale. La legge, approvata mesi fa dal Congresso e confermata dalla Corte Suprema, impone il blocco del social se rimane sotto controllo cinese, come già accaduto in India e Nepal.
In un messaggio che compare a chi prova a utilizzare TikTok, si legge: «Negli Stati Uniti è stata promulgata una legge che vieta TikTok. Purtroppo, ciò significa che per ora non puoi utilizzarlo». Tuttavia, il messaggio continua con una nota di speranza: «Fortunatamente, il presidente Trump ha promesso di lavorare per trovare una soluzione una volta insediato».
Con l’insediamento di Donald Trump previsto per lunedì, si apre uno scenario incerto ma significativo. Nonostante nel suo primo mandato fosse stato un accanito sostenitore del bando di TikTok, ora Trump sembra voler giocare un ruolo diverso. Premuto da interessi strategici e dal sostegno di personalità influenti come Jeff Yass, azionista della holding cinese ByteDance, Trump sta valutando di concedere una proroga di 90 giorni per evitare il blocco definitivo della piattaforma. Questa decisione potrebbe essere annunciata subito dopo il giuramento.
Il caso è tutt’altro che risolto. ByteDance si rifiuta di vendere la società, mentre gli altri attori coinvolti, come Apple, Google e Oracle, rischiano pesanti sanzioni se non bloccano l’accesso all’app sugli store o sui server. La stessa TikTok, ribadendo il suo no al Congresso e alla Corte Suprema, ha dichiarato che il divieto rappresenta una violazione del Primo Emendamento, alzando il livello dello scontro.
Dietro a questa vicenda si nasconde un intreccio di politica, economia e strategia internazionale. La posizione di Trump è ora delicata: da un lato, deve mantenere la linea dura contro la Cina sostenuta dal suo partito; dall’altro, non può ignorare il peso politico dei giovani utenti che lo hanno sostenuto durante la campagna elettorale.
L’oscuramento di TikTok segna un momento critico non solo per l’app, ma anche per la libertà digitale negli Stati Uniti. Trump, tra decisioni strategiche e pressioni interne, potrebbe essere l’unico a riportare online una piattaforma amata ma controversa. Riuscirà a bilanciare gli interessi nazionali e internazionali con le aspettative di milioni di utenti? La risposta potrebbe arrivare già nelle prossime ore.