Tra le più conosciute espressioni artistiche giapponesi c’è sicuramente il teatro. Poco diffuso nel suo genere nel mondo occidentale, il teatro giapponese è però conosciuto grazie al particolare make up che scolpisce i volti degli attori, caratterizzato molto spesso dall’uso di soli tre colori.
Il trucco nel teatro kabuki è detto kesho, e prevede che i visi di ragazzi e onnagata (uomini che recitano parti femminili) siano coperti solo ed esclusivamente da un fondo bianco; questo perché il bianco è simbolo di delicatezza giovanile e bellezza femminile. Sul bianco del viso possono spiccare due altri colori: il rosso, pennellato sulle labbra e all’angolo degli occhi, e infine il nero delle sopracciglia, qui disegnate più in alto rispetto alla loro naturale collocazione. Questo tipo di trucco, oltre che nel teatro nipponico, si può trovare anche sui visi delle geisha e delle oiran, altri personaggi tipici del Sol Levante.
Il bianco del volto dell’onnagata si ottiene con polveri bianche mescolate con acqua, oppure con fondi estremamente cremosi e dall’elevato grado di coprenza, in modo da annullare completamente i lineamenti del viso, privandolo della sua naturale espressività. Nella tradizione teatrale giapponese, infatti, il viso è la pagina bianca di un libro ancora da scrivere, e dunque nulla deve trasparire da esso. Inoltre, essendo la recitazione appannaggio esclusivo degli uomini, la completa eliminazione dei lineamenti è assolutamente necessaria.
Se per i personaggi femminili gli altri due colori sono il rosso delle labbra e il nero degli occhi, altrettanto coprenti e dall’effetto estremamente grafico, capace di resistere di fronte ai riflettori di un teatro, ai personaggi maschili qualcosa in più è concesso in fatto di colore. Ogni tonalità stesa sul viso dell’attore vuole esprimere un sentimento; Blu per la tranquillità, grigio per la tristezza, il verde ancora per la tranquillità, ma anche per caratterizzare i demoni che agitano il personaggio.
Il blu, insieme ai tradizionali rosso e nero, è tra i colori tipici del trucco kumadori, la cui intensità esagerata fa da contraltare al tipico trucco kabuki. Il trucco kumadori nasce infatti al fine di esaltare la muscolatura del viso con linee forti ed evidenti nelle regioni del naso e degli occhi, ed è sempre costruito sulla fisicità ed espressività dell’attore, che molto spesso personalizza il make up in base al suo gusto e stile. I più esperti conoscitori di questa forma d’arte, molto spesso riescono a riconoscere l’attore proprio grazie al “suo” make up, che lo rende unico e diverso da tutti gli altri personaggi sul palco.
Insomma, un make up davvero teatrale quello kabuki, nato per esprimere fragilità, purezza, e al tempo stesso una forte impassibilità, a seconda delle declinazioni di linee e colori. Impossibile da replicare, ma per le appassionate di teatro, terra del Sol Levante e make up, di sicuro un elemento artistico di cui innamorarsi perdutamente.
di Martina Porzio