Il tema del mese di novembre di GiltMagazine: il melting pot

L’Italia strizza l’occhio all’Oriente. L’Oriente ammicca all’Occidente. Il Belpaese guarda oltre confine per espandersi in mercati chiave come Far East, Russia e Medio Oriente ed esportare il proprio concetto di italian style in tutto il mondo, ma soprattutto in quel “nuovo mondo” in cui l’economia gira a tutta forza, nascono le idee, si smuovono energie vitali e si reinventano nuove tendenze. I nuovi mercati guardano con venerazione alla Qualità, quella con la “Q” maiuscola, dell’Occidente. Per creare prodotti con un’anima, un’identità propria, non semplici fotocopie. Perché, checché se ne dica, la magia dell’anima italiana è davvero unica. E guai a perderla.

Cresce il peso dei nuovi mercati nell’export del made in Italy, passando dal 26,4% del 2000, al 36,7 % del 2011. Lo rileva un report di Intesa Sanpaolo. Sono Cina, Russia e Turchia a fare la parte del leone. Cresce l’attrattiva dell’Asia intera, che sempre più si dimostra il laboratorio per una nuova generazione dai mille talenti e dall’eleganza innata, che conquista le passerelle e i red carpet, “rapisce” con la sua bellezza e il suo fascino i registi occidentali e ruba il cuore del latin lover.
Nei Paesi emergenti, Cina in testa, i beni di lusso continuano a correre. Sprezzanti della crisi. E tengono alte le quotazioni al listino dei “beni discrezionali”.

I grandi brand dello Stivale, che hanno per tempo saputo fiutare il trend del mercato, continuano a correre, facendo leva sull’export, sia a Est sia a Ovest. La casa di moda del levriero, come ha rivelato a MFF, Tommaso Trussardi, responsabile dello sviluppo del business nei mercati emergenti ad alto potenziale e amministratore delegato di Trs evolution, con l’inaugurazione del flagship di Shanghai vara un grande piano di rilancio, punta a 100 store in Cina e a esportare il food concept in Middle East. Concentrandosi anche sul segmento beauty e prenotandosi per una nuova licenza home, attesa nel 2013.
Fratelli Rossetti ha deciso di dare il via a un museo itinerante, per raccontare la storia dell’azienda, dalla sua nascita alla conquista dei mercati internazionali: si parte, nemmeno a dirlo, da Hong Kong e Shangai, per raggiungere New York.

Oriente e Occidente. Amalgama di razze ed etnie. Inarrestabile globalizzazione di moda, pensieri, concetti, progetti, cultura. Occhi a mandorla e creatività mediterranea. In due parole “melting pot”. Nell’arte come nel cinema, nello shopping come nel mondo del designer, la commistione di idee e tendenze, ispirazioni e nuove proposte trova terreno fertile. Cresce. Fa crescere.

Ecco dunque rivelato il tema del mese di novembre di GiltMagazine: il “melting pot”. Declinato nelle sue varie sfaccettature, nelle sue forme più svariate: le tendenze moda di questo autunno/inverno, dalla Gothic Fashion all’Army Style, dall’ecologically correct al mood orientale di La Perla che sposa tessuti prettamente occidentali e ricercatissimi; la passione per la moda made in Italy del sarto Andrea Moretti e il valore di un abito che è “per sempre”, che resiste alle mode nutrendosi di buon gusto; l’omaggio al Mediterraneo dell’orafo Gerardo Sacco, che con le sue esclusive creazioni ‘illumina’ attrici di fama internazionale come Liz Taylor e Isabella Rossellini, Elena Sofia Ricci, Monica Bellucci e Maria Grazia Cucinotta, e fa rivivere in un gioiello miti e leggende della Magna Grecia. La bellezza e la grazia di Filippa Lagerback, che da sola rappresenta la sintesi più perfetta del melting pot: un elegante connubio di Svezia e Italia. E il fascino di Brad Pitt, primo testimonial “maschio” di un profumo da “donna”: l’intramontabile Chanel n. 5. In un ideale “scontro-incontro” tra culture, ecco due designer a confronto: l’anglo-egiziano (ma cresciuto in Canada) Karim Rashid da un lato, l’italianissimo Fabio Novembre dall’altro. Rashid con la sua straordinaria capacità di descrivere visivamente la nostra cultura contemporanea, l’architetto Novembre con la sua assoluta ricerca della libertà. E mentre la letteratura assegna il Nobel allo scrittore cinese Mo Yan (pseudonimo di Guan Moye) e Italia-Francia-America giocano la carta della cucina a chilometri zero, con Alice Decourt, la “chef-green”, si alzino i calici. Che bere a Merano…fa del bene.

 

Silvia Tironi

Lascia un commento

Your email address will not be published.