Analizziamo il cinema secondo Rick Owens

Realtà, fantasia, menzogna e follia. L’SS25 di Rick Owens continua lo storytelling già iniziato a giugno sul mondo di Hollywood

di Sophie Guazzarini

Ha iniziato Platone, passando per Don Chisciotte, Hegel e Matrix. L’ideale e il reale, ciò che leggiamo e ciò che viviamo. Sono paradigmi che spesso sono stati analizzati nella storia, e Rick Owens, in questa Spring/Summer 2025, ha voluto dare la sua interpretazione dei tempi difficili che stiamo vivendo, permeati da guerre sanguinose nella velocità delle comunicazioni. Il mondo dell’informazione è più fallace che mai, e discernere il vero diventa via via sempre più arduo: è facile odiare il terremoto, il difficile è costruire, cantava Lo Stato Sociale, ed è quello che Rick Owens cerca di fare. 

La collezione

Beethoven in sottofondo. I modelli richiamano l’esercito di cui abbiamo parlato a giugno, ma stavolta sono più apocalittici: hanno tratti delicati contrastanti con il messaggio che incarnano, fatto di brutalità ed efferatezza. I completi sono liquidi, si sublimano nel mesh nero, e Hollywood viene glorificata nel modo più grottesco possibile: abiti decostruiti ricoperti d’oro quasi a simboleggiare, forse, la redenzione dietro ai vizi umani, e uno degli accessori che più è azzeccato è il copricapo che si ispira a quello che indossa la Cleopatra di Mankiewicz. Gli accessori sono bracciali scuri e imponenti, guanti di pelle, tacchi curvi (frequentissimi questa FW) a rete e gli altissimi stivali che questa stagione vediamo sgonfi. È un lavoro più incentrato sullo storytelling rispetto al prodotto, molto bene.

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