C’è un percorso da fare prima di arrivare alla nuova collezione uomo di Andrea Incontri, fatto di immagini in bianco e nero, gigantografie che formano un labirinto ordinato e invitano il visitatore ad osservare.
Siamo nel nuovo Showroom di Incontri, in via San Francesco d’Assisi 15 a Milano, e dalle foto di Adriano Russo qualcosa salta all’occhio: i soggetti sono sia uomini che donne, ma dal modo in cui i vestiti scivolano loro indosso potrebbero anche essere tutti dello stesso sesso. È proprio il concetto di agender uno dei temi portanti dell’ Autunno/Inverno 2016-17 di Andrea Incontri.
Arrivati alla collezione, esposta fra pali in metallo e cassetti ribaltati di vecchie madie, si percepisce che ormai non si parla più di “rubare i pezzi dell’armadio del partner”, ma di costruire un nuovo guardaroba che parta dall’uomo per riuscire a piacere ad entrambi contemporaneamente.
La scommessa vincente è trattare questa materia mantenendo le linee sartoriali e al contempo reinterpretandole. Niente di meglio che iniziare agendo sul capospalla: dal running in nappa imbottita con dettagli metallici in evidenza, al classico cappotto in loden dalle meticolose impunture, fino alla personalità dello chevron, concentrato di stile maschile dalla portabilità globale.
Fra le tonalità classiche del nero, blu e verde militare spiccano accenni di rosa, azzurro cielo, giallo intenso; alcuni di questi bagliori provengono dalla capsule collection dedicata alla donna: anch’ella soggetta alla trasversalità dei capi, e lo dimostra proprio il poncho in nylon da infilare al volo sopra ogni tipo di abito.
Persino gli accessori sono frutto del lavoro sulle linee pulite, del voler mantenere il rigore sposandolo all’innovazione. Il nuovo arrivato è lo zaino Unconventional, che nella versione con inserti in nabuk è ruvido quanto basta per nascondere l’interno diviso in scomparti per tutte le occasioni, con una strizzata d’occhio alle borsette delle donne più ordinate.
Questo è l’uomo Andrea Incontri: senza clamore, pensato, che trasuda impegno dietro una semplicità solo apparente.
di Martina Faralli