Demna Gvasalia continua a smantellare ogni certezza stilistica, trasformando la moda formale in un cortocircuito estetico che mette in discussione ogni convenzione: un manifesto visivo che destruttura, rielabora e sovverte i codici tradizionali dell’eleganza, dando vita a nuove silhouette ibride.
La passerella si trasforma in un labirinto senza uscita, simbolo perfetto di una collezione che rifugge le definizioni e rifiuta ogni linearità. Il tailleur da ufficio, da sempre sinonimo di potere e rigore, viene spezzato e ricomposto: il doppio petto si sdoppia su due corpi, una giacca dalle linee rigorose si abbina a una maxi gonna, mentre un cappotto impeccabile viene destabilizzato da bottoni spezzati. L’equilibrio tra rigore e sovversione diventa il fil rouge di un’estetica in cui nulla è come sembra.
I volumi giocano con le proporzioni: felpe in cachemire si allungano fino a diventare maxi cappotti, il denim è trattato per sembrare permanentemente stropicciato, mentre piumini in piuma d’oca si stringono alla vita con precisione millimetrica. Gli accessori, come sempre, ribaltano la loro funzione: borse che richiamano cartelle da ufficio ma si portano come clutch, guanti traforati da piercing e occhiali da sci con braccia modulari. Persino il tempo diventa un elemento decorativo con orologi privi di quadrante e bracciali che sembrano evocare la memoria di un accessorio ormai superfluo.
Nulla è lasciato al caso: ogni capo è un frammento di una riflessione più ampia sulla percezione della moda e sul modo in cui essa si adatta a un mondo in continua trasformazione. Balenciaga continua a smantellare i concetti di normalità e uniformità, offrendo una visione in cui la moda non è più un punto fermo, ma una costante ridefinizione del presente.
