Paris Fashion Week: Balmain Primavera/Estate 2021
Olivier Rousteing irrompe in una passerella avvolta di fumo e prende posto al centro della scena, in sottofondo suona incalzante The Weekend con blinding lights. L’enfant prodige, colui a cui è stato attribuito il merito di aver portato la maison Balmain all’attenzione del grande pubblico rendendola onnipresente sui social media e quindi accessibile a milioni di giovani, crea intorno a sé un momento altamente scenografico.
Il fashion show è introdotto dalla voce di Pierre Balmain che soave narra l’essenza del suo genio creativo: la fedeltà durante tutta la sua carriera al gusto francese dell’eleganza, che definisce misurata, cartesiana; le creazioni artistiche basate sulla qualità e l’equilibrio della costruzione. Appaiono in prima istanza le più celebri top model degli anni ’90, vere protagoniste della sfilata e allegoria dell’anima della maison, che dal 1945 ad oggi non ha mai smesso di essere l’emblema di un senso di bellezza ed eleganza senza tempo Made in France.
Olivier Rousteing è l’erede di un patrimonio che gli è stato trasmesso direttamente da Monsieur Balmain attraverso la sua voce. Il direttore creativo e il fondatore della maison condividono un sentimento nazionalistico dirompente che si esprime, nel caso di Rousteing, nella capacità di rendere imperturbabile l’essenza delle sue origini all’influenza della formazione artistica Italiana, e per Balmain il sentimento esplicitato dalla dichiarazione “le radici dell’industria della moda sono così ancorate al suolo francese, Parigino”.
“We designers are sensible to what happens around”
Il monologo di Pierre Balmain è perfettamente in sintonia con la passerella di nomi celebri come Erin Wasson, Julia Stegner e Helena Christensen, parlando di età e del relativo rapporto con la moda. “We designers are sensible to what happens around” è la frase esplicativa del tentativo dei grandi stilisti di empatizzare con le esigenze dei destinatari delle loro creazioni. La sfilata si apre con abiti di colori fluo accesi, la firma insolente di un direttore che è stato definito dalle riviste di settore “il nome da conoscere”, dandogli il merito di essere l’uomo che ha cambiato Balmain, rivoluzionando completamente l’immagine del brand rendendola più ostentata, sicuramente molto lontana dall’eredità elegante ed educata lasciata dal fondatore.
La collezione
La collezione è portentosa. Il leitmotiv dello stile PE 20201 è l’irriverente azzeramento di ogni differenza di genere: i tagli maschili dominano la collezione declinandosi in maxi blazer a doppio petto, ampi pantaloni a palazzo e forme attillatissime che terminano con una zampa di elefante ri-accolta con vivace entusiasmo nello scenario moderno. La parola d’ordine è oversize. La collezione è emblema della maison Balmain oggi: i capi sono strutturati a suits che evocano l’eredità formale, ma sono ricreati, profanati con forme geometriche e quasi robotiche: spalline a punta, tagli inconsueti, ampiezze sproporzionate. I colori sono scuri e metallici, con inserzioni gioiello che impreziosiscono i capi. Nonostante il periodo drammatico, Olivier Rousteing è riuscito a creare uno show potente, la cui energia ha dimostrato come l’arte e la creazione spesso prescindono dal contesto.
di Martina Tronconi