Può uno show allestito in uno stadio con oltre 6000 persone e con più di 100 look in passerella essere intimo e personale? È quello che prova a fare Olivier Rousteing con la collezione Balmain Primavera/Estate 2023: una sfilata roboante che porta in passerella abiti semi-alieni ma che al contempo tocca temi del cuore sia per lo stilista francese che per il pianeta. E con un ospite d’eccezione: Cher.
Balmain Primavera/Estate 2023: un festival fantasmagorico
L’incertezza climatica, le agitazioni sociali, la paura per il futuro. Ma anche la ricerca delle proprie origini, la celebrazione della bellezza umana e naturale, l’estasi di essere vivi. Sono questi i temi che si intrecciano e rincorrono nella collezione Balmain Primavera/Estate 2023, creata ancora una volta dal (non più così enfant) prodige Olivier Rousteing. Più che una sfilata, lo spettacolo presentato durante la Paris Fashion Week è un vero e proprio festival, un villaggio pop up con musica, cibo e divertimento allestito all’interno dello stadio Jean Bouin. Oltre a giornalisti, buyer e influencer, a partecipare è anche un pubblico di 6000 persone, che hanno potuto acquistare i biglietti tramite donazione ad un ente benefico.
E poi ci sono i vestiti. Il rischio che si perdano in questa Babilonia di luci, suoni e colori c’è, ma viene fugato quando i primi look escono in passerella. Rousteing mette in scena una riflessione in toni magniloquenti su quanto la moda, seppur effimera, possa comunque dialogare con la sostenibilità, sia nell’atto pratico di una filiera più green che nell’esteriorità. Ecco allora abiti fatti di corteccia, gonne che ricordano intricatissime ceste di vimini, accessori fatti di solido legno e conchiglie. La costruzione geometrica, i monili e i volumi imponenti rimandano spesso a quella cultura del Corno d’Africa che Rousteing, adottato da bambino, ha recentemente dichiarato poter essere il suo luogo di origine.
Cher in passerella per Balmain
A tornare in passerella sono molti degli stilemi già cari a Balmain. Dalle spalline imponenti che contrastano con bodysuit attillate ai lunghi drappeggi e alle stoffe increspate e attorcigliate, dai mini dress che ricordano armature aliene/futuristiche alle scarpe altissime, stavolta declinate in forma di zeppe vertiginose. C’è anche spazio per delle stampe rinascimentali – letteralmente interi quadri che si espandono su maglie, giacche, pantaloni e abiti – che sembrano uscite dall’immaginazione di Jean-Paul Gaultier, stilista con cui Rousteing aveva collaborato per la precedente collezione couture.
E poi, con un coup de théâtre degno di un tale spettacolo, al termine del defilè esce in passerella Cher, ammantata in una tuta di spandex che potrebbe provenire da qualsiasi pianeta (tranne la Terra) e torreggiante sulle zeppe-icona della collezione. Rousteing la definisce “the blueprint”, il modello per eccellenza, e sì, se c’è qualcuno che può rappresentare la moda di questo e di altri mondi/tempi è proprio lei.