Il Dandy Detour di ETRO: un viaggio all’insegna di bellezza e ricordo

Un pianoforte che suona, la luce soffusa e un eterno amore per la bellezza, quasi edonistico, collezionato nell’arco di mezzo secolo. Attraverso l’installazione Dandy Detour presso il Palazzo del Ghiaccio di Milano, in occasione della Milano Fashion Week maschile, Etro racconta e celebra la propria storia in un percorso volto ad esplorare l’essenza del suo uomo.

Il Dandy italiano, curioso ed eclettico, spontaneo e intellettuale, taciturno ma audace, ci invita nella sua casa, monumento della sua intera vita, alla scoperta di qualche intimo ricordo fatto di oggetti e cimeli collezionati duranti i viaggi in giro per il mondo.

I materiali autunnali sono estremamente pregiati e trasformano i capi in preziosi arazzi e tappeti orientali attraverso lavorazioni capaci di far emergere un nuovo linguaggio visivo, mentre i motivi rimandano alla tessitura Navajo, reinterpretata  sui cappotti in lana o sfumata su parka e bomber.

Le lavorazioni jacquard si mostrano su blazer in lana e su cappotti decorati con foglie sinuose, mentre il velluto, leggero ma di sostanza, sfoggia colori brillanti e stampe vivaci anche sui pantaloni a coste. Il canvas, invece, ritorna sui cappotti ispirati all’abbigliamento da lavoro, consumati e imperfetti secondo il principio estetico giapponese del Wabi-sabi.

Con sguardo fisso e continuo riferimento, i principi della sartorialità classica britannica sono rapidamente scardinati, come i bordi dei trench a quadri, lasciati grezzi e incompleti, e una sottile trasformazione della silhouette, resa delicatamente esagerata attraverso scolli allungati e tagli squadrati.

Una collezione circolare, dove la natura diventa nuova colonna portante e, rivista nelle stampe, si tinge di colori vibranti e al contempo contrastati da tonalità delicate di marroni più chiari. Pietre dure come il marmo e la malachite, infine, decorano e completano la cornice estetica di Etro: un piccolo ricordo della cultura e tradizione senza tempo della collezione del Dandy.

di Benedetta Longobardi

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