Dopo il viaggio a Porterville, Rick Owens ci porta ad Hollywood

Al Palais de Tokyo sfilano circensi e 200 studenti di moda in uno spettacolo meraviglioso

di Sophie Guazzarini

Lo chiama il suo esercito d’amore in raso bianco. Le sfilate di solito sono un luogo dedicato all’Olimpo dove risiedono i grandi giornalisti, altri stilisti, personaggi famosi, gente di spicco. Con una palla da demolizione lo stilista di Porterville abbatte questa fantomatica torre d’avorio e ci teletrasporta ad Hollywood, luogo che vuole omaggiare perché si è sentito libero di essere se stesso, con vizi e ordinarie follie. 

Inclusione

Rick Owens dedica questo show a “weirdos and freaks” (strani e mostri ngl) che hanno il coraggio di vivere la propria stranezza apertamente senza volerla celare dietro fallaci repressioni morali. La parola chiave di questa collezione è inclusività, che traspare tanto dai vestiti che dalla scelta dei modelli; vediamo infatti 200 modelli non professionisti, studenti delle scuole di moda che non vedremmo mai in passerella dato che non rispettano i classici canoni dell’industria. Nonostante questa rottura della prassi il risultato che abbiamo è assolutamente armonioso con il sottofondo della sinfonia No. 7 di Beethoven; una collezione corale che celebra la tanto agognata unità, che non è massificazione, e la capacità di avvicinarsi ai nostri simili: fare affidamento gli uni agli altri nelle nostre unicità. 

Sostenibilità 

Questi candidi plotoni hanno giacche in pelle conciate con tannini vegetali prodotti in Toscana, il denim è realizzato in una piccola realtà italiana che per ridurre gli sprechi d’acqua impiega un particolare processo di purificazione che consente il riciclo di questi ultimi, mentre la seta di cui erano fatte le tute aveva la certificazione GOTS. Tre parole per questa collezione: sostenibile, tenue ed epica.

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