Ferragamo AI 2025-26: Maximilian Davis tra teatro e libertà

In attesa del nuovo amministratore delegato, Davis sembra muoversi tra il rispetto delle radici e la ricerca di una nuova libertà espressiva

a cura della Redazione

Nel backstage della sfilata Autunno-Inverno 2025-26 di Ferragamo, l’aria è densa di tensione creativa. Maximilian Davis, giovane direttore creativo del brand fiorentino, ha una missione chiara: riconnettersi all’identità della Maison senza tradire la propria visione. Ma c’è un dettaglio che aggiunge un pizzico di suspense a questa stagione: l’assenza di Marco Gobbetti, l’ex CEO che lo ha scelto nel 2022 e che ha appena lasciato il timone. In attesa del nuovo amministratore delegato, Davis sembra muoversi tra il rispetto delle radici e la ricerca di una nuova libertà espressiva.

Il Tanztheater come ispirazione… ma fino a che punto?

Davis racconta di essersi ispirato alla libertà del Tanztheater, il teatro-danza nato negli anni ’20 e reso celebre da figure come Pina Bausch. Ma mentre il Tanztheater è sinonimo di corpi in tensione, emozioni crude e movimenti esasperati, la collezione di Ferragamo si muove con una compostezza quasi meditativa. I riferimenti ci sono, ma non esplodono. Piuttosto, tutto si traduce in una precisione sartoriale impeccabile: gonne dritte con profondi spacchi laterali, completi costruiti al millimetro, abiti fluidi in lana e chiffon, con tocchi di pelliccia a segnare la silhouette.

Dove ci aspettavamo pathos, troviamo rigore. Dove pensavamo di vedere una rivoluzione espressiva, c’è un’eleganza misurata. Forse un riflesso del momento di transizione che Ferragamo sta vivendo, forse un modo per Davis di giocare con le aspettative.

Una collezione di passaggio o una nuova era?

“Gli anni Venti sono stati un momento di libertà, di persone emancipate che creavano spazi per sé stesse” dichiara lo stilista. Ma non si riferisce ai nostri anni Venti – che, come suggerisce con una punta di amarezza, sono tutt’altro che liberi – bensì a quelli del secolo scorso. E in effetti, la collezione sembra quasi suggerire un parallelo tra due epoche, tra il bisogno di esprimersi e le restrizioni che cercano di soffocare quella libertà.

Non ci sono eccessi, non c’è ribellione sfacciata, ma c’è un’evoluzione sottile, un’attenzione meticolosa ai dettagli che lascia intravedere la visione di Davis per il futuro. E forse, nel silenzio e nell’attesa di un nuovo CEO, il designer sta tracciando con pazienza il suo personale codice Ferragamo.

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