Finalmente l’attesa è finita e la tanto desiderata sfilata Armani uomo PE 2022 si è rivelata all’altezza delle previsioni. D’altronde il Maestro Giorgio non sbaglia un colpo. Stavolta ha scelto il cortile di via Borgonuovo 21, nel cuore pulsante della capitale fashion e, soprattutto, laddove tutto è nato, l’indirizzo della sua sede. Nella stessa Milano che è stata supportata e protetta generosamente dallo stilista durante i mesi di pandemia.
Appropriato è sinonimo di Armani
La location è un’oasi verde nella frenesia cittadina, con sedute sobrie che ospitano i pochissimi presenti. Qui Mr. Giorgio propone creazioni dai tessuti ricercati, eleganti ma al contempo portatori sani di comfort. Sono capi “appropriati” a ogni situazione, pertinenti, consoni. Un concetto che fa da comun denominatore alle sue collezioni. Tutto ciò richiede esperienza e capacità di discernimento, una dose massiccia di saggezza e soprattutto molta preparazione per decidere che cosa è o non è appropriato.
“Classico è un modo appropriato di fare le cose. In questa collezione ho interpretato il concetto con la massima scioltezza, senza eccessi e aspirando solo alla freschezza” afferma lo stilista. La collezione appare rinnovata fino a fare assumere al suo brand una connotazione diversa: tutto è leggero, quasi aerodinamico e capace di descrivere una delicatezza di pensiero, azione e atteggiamento dell’uomo che la indosserà.
“Ho voluto rinfrescare l’idea dell’abito: di sera basta la camicia coordinata ai pantaloni della stessa stoffa, di giorno una giacca tagliata come un giubbotto di denim ma di lana gessata leggerissima. E poi, improvvisi tocchi di colore” dice Armani.
Un senso di libertà pervade tutto il guardaroba: i bermuda al posto dei pantaloni, la camicia invece della giacca. Tutto costruito con tessuti che appaiono non avere peso, leggeri ma con la giusta consistenza per accompagnare fluidamente le forme del corpo. È pura maestria, il tratto distintivo Armani.
Comfort e rilassatezza plus cura ed eleganza
C’è un forte richiamo alle origini che lo hanno reso portabandiera di una Rivoluzione che riecheggia tutt’ora nel modo di vestire. Il riferimento è alla destrutturazione della giacca classica, quella «scarnificazione» delle rigidità della divisa borghese che con Armani hanno prima assunto il simbolo della comodità maschile e poi si sono trasferite nei tailleur femminili, una «divisa» simbolo di un potere che ha permesso alle donne di farsi strada come business women di tutto rispetto.
Eleganza e cura: ecco l’appropriatezza. Stampe con caratteri geometrici dai colori accesi si alternano alle tinte unite tenui in abbinamenti versatili e informali. Grande protagonista la borsa da uomo, che entra prepotentemente a far parte di un look moderno, al di là di ogni preconcetto. Così come le bretelle, un collante tra passato e presente.
E poi la scena finale, dove la collina sullo sfondo – che offre un senso di normalità, speranza e rinascita per tutto lo show – diventa la passerella dei modelli e modelle che, a piedi scalzi e con un’espressione felice, hanno indossato i pezzi iconici di un brand iconico.
“Non mi piace la moda che vedo in giro e la cosa che mi dà più fastidio è la supponenza” conclude Giorgio Armani post sfilata. Quella supponenza alla quale lui oppone l’appropriatezza, anche del comportamento.
di Cristiana Storelli