A distanza di due anni dal suo teatrale, ca va sans dire, addio alla moda, ha sfilato la seconda collaborazione del nuovo format pensato per l’Haute Couture targata Jean Paul Gaultier. Il progetto, denominato Atelier Gaultier, ha esordito con la stilista Chitose Abe del brand Sacai lo scorso anno e procede a gonfie vele visto il successo riscosso alla terza giornata di Alta Moda parigina.
Due vecchi conoscenti
Questo non è stato un incontro del tutto casuale, Glenn Martens, nato a Bruges, in Belgio, successivamente agli studi della prestigiosa Accademia di Belle Arti di Anversa lavorò per Jean Paul Gaultier. Le strade si separarono, Glenn lavorò ad un suo progetto, approdò a Y/Project e più recentemente a Diesel, fino alla ricongiunzione di questa settimana di Haute Couture, con un defilè di abiti che sicuramente spianerà la strada di questo nuovo talento.
Vecchi codici, nuova visione
Il marinière tipico di Gaultier prende vita grazie alla fantasia di Martens, abbraccia le forme del corpo e si trasforma fluidamente in animalier. Un palese riferimento alla colorata collezione Cyber baba degli anni Novanta. È una continua evoluzione, le righe diventano strisce di tulle che avvolgono la testa, e ancora, stringhe che richiamano i tanto cari corsetti del couturier francese. Le silhouette sono futuristiche clessidre enfatizzate da una forma a Y che lascia pensare ad un marchio di fabbrica lasciato dallo stilista.
Non è couture se non ricorda il giorno più importante della vita di una donna, e non solo, ed ecco strascichi e volumi che ricordano una collezione Sposa. Chiffon, velluti, taffetà, maglieria a trama larga intrecciata, i materiali con cui Martens ha mostrato cosa può fare uno stilista nel luogo dei suoi sogni: un atelier di altissima qualità a sua disposizione.
I codici dello stile JPG ci sono tutti, miscelati, stratificati e riletti secondo un’atmosfera gotica, in contrapposizione con la giocosità che contraddistingueva il brand, ma questa è un’altra storia, riscritta da Glenn.
di Pamela Romano