Dopo la nascita del nuovo marchio sportivo lo scorso giugno, da Philipp Plein non potevamo che aspettarci una presentazione grintosa per questa Settimana della Moda Uomo milanese.
Il lancio del brand Plein Sport ha dimostrato da subito un carattere unico: un marchio, e non una semplice linea, lussuoso ma per reali amanti dello sport. Faticando, facendosi strada nel mondo della moda, Plein è riuscito a dimostrare che con la forza di volontà, i sogni si possono realizzare. E così è nata la sua Activewear Collection. Uno spettacolo di acrobati per entrare nel mood della serata, e poi il sipario si alza su una palestra di diversi piani, completa di cyclette, tapis roulant e anche un ring per la boxe.
Per il prossimo inverno, dunque, lo stilista tedesco presenta l’uomo come un vero atleta; attivo, combattivo, forte come la tigre simbolo del brand. Indossa pantaloni lunghi attillati sotto a pantaloncini più larghi, abbinati a felpe con il cappuccio e pratiche giacche bomber con la zip.
Il nero è la base di tutti gli outfit, abbinato a bianco, blu, argento, oro, ma anche a colori più vivaci come il rosso, l’arancione e il giallo.
Sono presenti anche le stampe floreali, soprattutto per l’abbigliamento femminile, che ha sfilato ugualmente, e una foto di Mike Tyson ad evidenziare il carattere combattivo della collezione. Il marchio è sempre presente sui capi attraverso la scritta Plein Sport, le iniziali PS oppure con il disegno della tigre e del segno dei suoi artigli.
I numerosi accessori indossati dai modelli provengono chiaramente dal mondo dello sport e della palestra; troviamo dunque borsoni e zaini, in testa maschere da sci, cappelli con la visiera, berretti e grosse cuffie per ascoltare la musica. Per i pugili, maschere e guantoni. Ai piedi rigorosamente sneakers bianche, nere o abbinate nei colori con l’abbigliamento.
Una collezione, quindi, che segue perfettamente la linea indicata da Philipp Plein alla nascita del suo nuovo brand: per veri atleti, che si allenano duramente in palestra, senza trascurare lo stile.
di Maria Giulia Gatti