Gucci Autunno Inverno 2019/20: l’Uomo, la Maschera, la Moda

Gucci

Pirandello avrebbe approvato. Nel 2019 la sua poetica della maschera come nascondiglio di un Io frantumato è riuscita a dilagare anche nel mondo della moda. E lo ha fatto con la sfilata di Gucci Autunno/Inverno 2019-2020. Uno spettacolo tanto grandioso quanto intrinsecamente meta-critico, tanto impegnato nella riflessione su cosa vuol dire moda oggi quanto dedicato a impressionare la retina degli spettatori con giochi puramente visivi. Ma con Alessandro Michele, Direttore Artistico della Maison fiorentina, la contraddizione sembra essere ormai diventata una paradossale linea guida.

Gucci, contraddizioni e commistioni

Se la sfilata di Gucci è andata in scena su una passerella a specchio lunga più di 100 metri e illuminata da 120 mila lampadine a led, l’invito ricevuto dagli ospiti non avrebbe potuto essere più lontano da cotanta roboante modernità: la maschera in resina bianca di un ermafrodito. Un oggetto che parla di tempi antichi (altro che led), che si mostra puro nella forma, ma che al contempo nasconde la complessità dell’ibridazione.

Un’anticamera, insomma, della commistione di stili ed epoche della sfilata stessa, che lancia interrogativi già dal tema: la moda come maschera.

La moda come maschera o la maschera che va di moda?

Ci serviamo dei vestiti per nascondere il nostro vero Io? Oppure è il nostro Io ad essere plasmato da ciò che indossiamo? La confusione dell’Uomo di fronte alla conoscenza di se stesso sale in passerella grazie al melting pot di ispirazioni del défilé di Gucci.

Dai completi con le spalline imponenti degli anni ’80 alle camicie con maxi jabot dei romanzi settecenteschi, dagli elfici vestiti laminati alle stole di pelliccia fluo ultra-moderne: sembra che Alessandro Michele voglia, ancora una volta, far collidere la storia e i suoi stilemi in un unico luogo e in un unico tempo. Come se la sua moda raccontasse di un’umanità che non sa ancora decidere quale maschera indossare.

Ma se questa convulsa ricerca d’identità può davvero trovare una fine attraverso il sovrapporsi a volte bizzarro di forme, stampe e colori, allora ben vengano le maxi camicie a stampa kamasutra accostate a pantaloni a quadri ampi, le ginocchiere da pallavolista insieme alle calze di pizzo sontuoso, le salopette dal gusto workwear portate sotto alle giacche logo-mania.

Un must-have inaccessibile

Se fra le oltre 80 uscite in passerella di modelli maschili e femminili – giusto per rimarcare il fatto che lo stile di Michele non sopporta le separazioni nette – si possono trovare capi e accessori che andranno sicuramente a ruba nei prossimi mesi, l’oggetto del desiderio forse più ardente di questa collezione AI 19/20 sono le decorazioni che hanno fatto da leit motiv all’intera sfilata: le maschere e gli aculei. Questi ultimi fioriscono su colli, capispalla, bretelle e copricapi, mentre le maschere, nere o coloratissime, coprono tutto il viso o parte di esso.

Sono due simboli che rimandano al voler distanziare da sé, al volersi proteggere dalla realtà esterna, ma che potrebbero anche voler colmare con l’esagerazione un’interiorità vuota. Sono già sulla bocca di tutti, ma Michele ha dichiarato che non verranno messi in vendita. Una scelta che forse sottende una dichiarazione d’intenti: la moda di Gucci riconosce di essere una maschera, ma non per questo deve nascondere chi la indossa.

 

di Martina Faralli

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