Lunedì 18 giugno, in occasione della Milano Fashion Week 2018, il noto brand di moda N°21 ha presentato la nuovissima collezione Primavera/Estate 2019. Il tutto è ambientato in un’atmosfera esotica dove colore, calore e natura si combinano perfettamente. L’intento principale è proprio quello di raccontare una voglia di fisicità e di sensualità delicata nella riscoperta di un corpo il cui vissuto naturale si affianca alla cultura virtuale.
Come ha dichiarato il Direttore Creativo e Fondatore di N°21 Alessandro Dell’Acqua: “Sono partito da una voglia di luce e di calore per riscoprire la fisicità naturale del corpo. Ho immaginato una Cuba fatta di tramonti, di colori, di cocktail e di palme. Una condizione semplice e rilassata che potesse riportare il corpo maschile a una condizione naturale utilizzando gli elementi classici di un guardaroba reso attuale dalla contaminazione di elementi diversi che si sovrappongono”.
Infatti, le trasparenze del PVC colorato sui trench trapuntati si smorzano negli shorts prodotti dallo stesso materiale e indossati sui boxer in cotone, così come anche nei colletti sovrapposti a quelli delle camicie e dei soprabiti. La fisicità descritta precedentemente viene messa in risalto soprattutto nelle serafine smanicate e nei maglioni senza maniche caratterizzati da una scollatura profonda.
Di particolare attenzione sono i colori utilizzati e il calore espresso. La voglia di libertà si insinua specialmente nel rosso acceso del PVC, ma anche nella toile de jouy in bianco e nero ridisegnata con ananas, cocktail e palme. L’atmosfera sensuale, invece, è data principalmente dai materiali adoperati, che si mescolano nei cappotti e nei caban in pelle colorata o in cotone.
In questa nuova collezione firmata N°21 sono presenti i raincoat che Alexander Stutterheim ha lanciato a Stoccolma nel 2010 pensando ai classici impermeabili da pescatore del Nord. Per onorare e personalizzare questa collaborazione, sono state inserite delle righe bianche che segnano un perimetro segnaletico che sostituisce le cuciture.
di Silvia Barbieri