Per mettere in scena il suo ultimo esperimento di comunità creativa e upcycling, Francesco Risso, direttore creativo del brand, ha scelto uno spazio verde cavernoso e ricoperto di vegetazione, con una formazione rocciosa centrale che sembra essersi riappropriata dei propri spazi in modo spontaneo. Si tratta infatti di un luogo dentro gli spazi ex industriali della Manifattura tabacchi, che rispecchia perfettamente l’idea creativa che il marchio vuole mostrare per questa fall/winter 22.
Una performance poetica e ricca di significato
Francesco Risso presenta una collezione di abiti che nascono dalla cura della riparazione. Un metodo per preservare la memoria e per riparare le lacerazioni. Tutto questo indica un metodo per prendersi cura della fragilità, di abiti e di persone. Gli abiti mandati in passerella per la sfilata hanno in sé la storia di un vissuto che non vuole perdere il suo valore.
La notte lascia il posto all’alba, che poi diventa giorno e torna crepuscolo
Le modelle si sono fatte strada attraverso i buchi nella folla nel loro viaggio sulla roccia, ciascuna con una guida per illuminare la strada, per poi arrivare in un cortile pieno di sole dove lungo tavoli apparecchiati con cibo – dolci e vino compresi – si può dare inizio alla festa.
Gli abiti della collezione
La collezione parla di questa infinita mescolanza di vecchio e nuovo, personale e condiviso. È fatta di oggetti ispirati alla tradizione, oggetti rammendati, messi tutti insieme. Overcoat e lunghissime maniche in lana che toccano terra si alternano ad abiti leggerissimi e multistrato, copricapo dalle forme tribali a vestiti che ricordano quelli delle fiabe. Ai piedi boots e scarpe hanno spuntoni chiodati ton sur ton.
Tutto assume un nuovo significato in questo mondo immaginato da Francesco Risso; un giubbotto in pelle può trasformarsi in turbante, i maglioni indossati all’ingiù e anche la nudità vengono visti sotto un altro punto di vista. E poi ancora, sottovesti di raso cipria strappata a strisce e abiti sartoriali deliberatamente rammendati con fili luccicanti e passamontagna in maglia fai da te.
Gli abiti sartoriali sono completamente realizzati a mano da Attolini, catturando l’emozione della tradizione nel tocco della mano, sfidando la riproduzione meccanica. Riparazioni e rammendi ovunque, a far nuove cose vecchie, tenendole insieme con un gesto di affetto
Un maglione riparato è più vecchio o più nuovo per il rammendo?
Francesco Risso, direttore creativo del brand, e la famiglia Marni, si sono chiesti: “Un maglione riparato è più vecchio o più nuovo per il rammendo?”. Si potrebbe partire da questa riflessione per creare il giusto contesto in cui far vivere gli abiti di questa collezione, nella quale i rammendi, gli strappi, le riparazioni, gli intrecci abbondano e trasformano i capi in simboli del valore e della cura affettuosa nel tempo.
Il risultato è un insieme di figure scombinate nelle proporzioni; eppure, estremamente affascinanti nella loro sicurezza. Marni in questa stagione ci ha ricordato che i look più affascinanti hanno sempre una storia.