In occasione della Milano Fashion Week 2018, sabato 22 settembre lo stilista italiano Gabriele Colangelo ha presentato la nuovissima collezione per la stagione Primavera/Estate 2019. La sfilata ha avuto luogo in Piazza del Duomo presso lo Scalone Arengario alle 10.30. Le creazioni proposte dal noto designer hanno evidenziato come lo stile orientale, in particolare quello giapponese, abbia influenzato notevolmente il suo processo creativo. Tele piegate e poi tinte fanno risaltare un pattern geometrico, mentre l’utilizzo di colori primari sottolineano una silhouette morbida. A completare il look nipponico vi è l’aggiunta di piccoli accessori, come le cinture obi e filati innovativi tra cui rame e seta.
La collezione Primavera/Estate di Gabriele Colangelo nel dettaglio
Da considerarsi quasi una ventata di aria fresca, la nuova linea d’abbigliamento per il prossimo anno firmata Gabriele Colangelo ha lasciato tutti gli spettatori a bocca aperta. I colori adoperati sono per lo più freddi, un mix tra il bianco e l’indaco o il blu, oppure il giada con aggiunta di arancione o kaki. Plissè elaborati accompagnano inoltre una ricerca maniacale sul tessuto e sui diversi materiali adoperati. L’insieme di tutte queste caratteristiche conferiscono al vestito uno stile più tecno e contemporaneo, del tutto in linea con le creazioni appartenenti agli anni ’90. “Ho voluto dare un’idea di morbidezza e di qualità. Voglio esprimere un Made in Italy fatto soprattutto di cultura”, afferma lo stilista.
La collezione per la presentazione della Giada House
Sempre in occasione della Milano Fashion Week, Gabriele Colangelo ha presentato la collezione Giada presso il salone della Braidense di Milano. La creazione di questa linea d’abbigliamento ha attinto principalmente dal lavoro del pittore Victor Pasmore, che con la sua arte astratta ha ispirato il creativo nell’utilizzo di una palette di colori fluida che va dal bianco al verde menta fino al grigio e all’amaranto. L’elemento decorativo che contraddistingue questa stagione è l’utilizzo del plissè come oggetto di sperimentazione e fonte di inedite iridescenze. I grafismi sono restituiti da doppi fogli di organza che ingabbiano sottili fili di seta.
di Silvia Barbieri