Una Milano in fermento nella terza giornata di fashion week. Ad attirare l’attenzione di curiosi, appassionati e vittime del labirinto della moda è stato il defilé di Versace, che ha presentato venerdì sera la collezione per la stagione primavera/estate 2016.
Dopo l’apprezzato battesimo londinese dell’etichetta giovane della maison della Medusa by Anthony Vaccarello, è stata la volta dello show evento di Donatella Versace, che quest’anno cambia location: abbandona l’intima via del Gesù nel quadrilatero della moda e approda nello spazio industriale di Piazza VI Febbraio in Sempione.
La passerella viene cavalcata da un esercito stellare di super modelle, da Gigi Hadid a Maria Carla Boscono e Natasha Poly, issate su platform scultorei e accolte, nel loro primo ingresso, dalle note di ‘Transition’ di Violet and Friends, colonna sonora dell’ultimo International women’s day. Esibiscono gambe in minigonna, indossano giacche da uniforme come abiti, sfoggiano smoking e pantaloni ampi: è’ l’inno a una donna forte, determinata e sempre positiva, capace di far fronte alle tante difficoltà della giungla metropolitana.
Il verde cachi trionfa, i ricami invadono, le stampe animalier si impongono a suon di murales in un mix di zebra, tigre, camouflage. Chiffon che ondeggiano sinuosamente o avvolgono la silhouette in una cascata di paillette effetto tigrato e forme scultoree emergono tra nudità perbeniste e chic. In un incontro di mascolinità e sensualità quasi educata, che mescola sportswear e richiami militari.
Nella nuova collezione Versace per la prossima primavera/estate c’è tutto questo: un tocco di innovazione, un tentativo di svolta, l’affermarsi di una nuova femminilità fuori dalle tendenze e gli schemi tradizionali.
Che Versace amasse colpire nel segno non avevamo dubbi. Uno show vivo e potente che conferma la voglia di cambiare e stupire, azzardando in pedana look aggressivi, seducenti e sexy, in un mix di colori in chiave pop, sulla scia della non volgarità e applauditi da un parterre di vip, celebrities e stilisti-amici come Riccardo Tisci e Fausto Puglisi.
di Anna Rita Russo