Essere o non essere logo-maniaci? In occasione di Milano Moda Donna, Valextra ha risposto al quesito amletico con il nuovo progetto #NoLogoMyLogo. Concludendo che il logo va bene, ma solo se iper-personalizzato. Via dunque i simboli celebrativi del marchio e largo all’identità del singolo cliente. Tramite un veloce e divertente processo creativo online, chiunque potrà infatti imprimere le proprie iniziali sul modello di borsa Valextra preferito.
I modelli #NoLogoMyLogo
Nove i modelli tra cui si può scegliere: Iside (media, mini, micro e crossbody), Swing, Tote, Brera, Passepartout (mini e media), Boxy (piccola e media), My Logo Briefcase, My Logo Doppio Manico, My Logo Zaino e portafoglio. Dopo aver individuato il corpo principale ideale, si passa alla selezione del colore principale e secondario del logo, del colore del pellame per fianchi e maniglia, e della dimensione del pattern di iniziali da distribuire all-over sulla borsa. Solo qualche click, et voilà! Ognuno potrà tenere in mano un modello tanto unico quanto la propria personalità.
Ispirazione graphic design
Lo stile marcatamente architettonico dei loghi riporta agli albori della tipografia e della grafica pubblicitaria geometrica. A fare da musa ispiratrice sono stati gli anni ’60 e ’70 delle campagne di Max Huber e Olivetti, quando volumi e colori entravano in maniera dirompente nel graphic design. La nuova collezione #NoLogoMyLogo di Valextra è già online e la si può trovare nelle boutique del brand di tutto il mondo.
L’amore delle influencer
A promuovere il progetto sono state per prime le influencer, sempre attente alla moda che mette al centro l’unicità delle persone. Sette le testimonial ufficiali, fra le quali spiccano la trendsetter Linda Tol e la blogger e fotografa Tamu McPherson. Ma ci sono anche la protetta di Anna dello Russo Chiara Totire e le it girl Diletta Bonaiuti e Sara Rossetto, insieme alla stylist Georgia Tal e alla designer Carlotta Oddi. La nuova collezione #NoLogoMyLogo di Valextra è già online e la si può trovare nelle boutique del brand di tutto il mondo.
di Martina Faralli