Con queste parole viene descritto il brand veneto che durante il White ha fatto parlare di sè, non solo per la sua collezione Primavera/Estate 2016 dai toni accesi e decisamente frizzanti ma l’attenzione era anche rivolta al caso di Praio citato ne “La Repubblica degli innovatori” di Alessandro Rimassa ed edito da Vallardi. Il brand veneto, nato nel 2010 da un’idea di Riccardo Manente, sta facendo decisamente impazzire paesi come Germania e Austria e ha deciso di rivolgere ora l’attenzione in un branding tutto italiano iniziando dal Nord.
Le caratteristiche di Praio si differenziano particolarmente dalla moda che siamo soliti conoscere e vedere: le sue produzioni sono 100% made in Italy, con la produzione nella zona di Carpi e il suo headquarter a San Donà di Piave. Una geografia che parla da sola di tradizione e valori e che il pesciolino continua a perseguire mantenendo la testa alta e una qualità che definisce il brand.
Per Praio iniziò tutto con il jeans, il capo più conosciuto e portato al mondo, rivisto in chiave di modernità e rinnovamento nel jersey. Da lì le vetrine di Brian&Berry per la settimana della moda e rivenditori a New York, concludendo con utili importanti nel 2013 e tenendo l’intera produzione nelle mani singole o familiari. Le collaborazioni con Vip sono la conseguenza di una trasparenza ed etica lavorativa che lo porta ed essere diverso dal comune “brand che fa moda”. Qui si respira non solo fashion perchè Praio è anche innovazione e continua voglia di rischiare perseverando nei valori del proprio paese e nelle possibilità che questo regala, a volte con molta fatica ma si sà, le cose belle non nascono mai da quelle facili. E Praio ne è l’esempio lampante.
di Elena Frattaroli