Chiude in bellezza Pitti 90, con la sfilata Uomo Primavera/Estate 2017 by Raf Simons.
L’ex Direttore Creativo di Dior, dichiaratosi stanco dei ritmi incessanti imposti dall’Alta Moda, ci offre una riflessione profonda e struggente sulla giovinezza, richiamando l’incertezza e la malinconia propri di quel periodo.
L’evento, tenutosi alla Leopolda di Firenze, si apre con un ambient techno: impalcature di tubi metallici, luci al neon rosse e bianche quasi come ad un rave, nel pieno del mood di una gioventù bruciata.
Manichini sfigurati, vandalizzati, si disperdono nell’ampiezza degli spazi, mostrando alcuni dei capi dello stilista, dagli esordi ad oggi, anch’essi violati, destrutturati imbrattati, strappati.
Una retrospettiva, che ci porta negli anni 90 e ci fa desiderare di restare Forever Young, o per lo meno, di prolungare quella sensazione di irrequietezza che accompagna l’età più sofferta, ma anche più dolce.
Maxi camicie e tasche stampate con foto di Robert Mapplethorpe, come emblemi di una profonda introspezione, scorrono sulla passerella. Non mancano piccoli revival della cultura sadomaso, ravvisabili nelle mini cinture legate al collo ma con svogliatezza, come é proprio delle sperimentazioni dei 20 anni, o anche nei berretti da poliziotto, che stridono con le calle bianche e candide stampate su sacchi di juta portati a mò di borsa.
Ci riportano all’età dell’incertezza anche le proporzioni dei capi, volutamente enormi, con maniche chilometriche, o troppo corti, nemmeno a coprire il petto.
Nero, bianco, grigio, effimere incursioni di verde e giallo: così è voluta la palette della nuova collezione, sbiadita come un ricordo.
A completamento di questa immersione introspettiva non poteva deludere la musica, rubata alla colonna sonora del King Arthur di Henry Purcell, o ai favolosi anni 80 (Oxygene), fino a un tributo a Kubrick con il quartetto n. 100 di Schuberth.
di Serena Torrese