“Questa è la mia idea di viaggio: andare senza dover mai partire, e sognare di essere in qualche luogo sconosciuto”. La pensa così Alessandro Michele, e questo è il leit motiv che pervade la sua collezione P/E 2017 per Gucci.
Esplorare mete lontane rimanendo fermi, magari addirittura seduti su divanetti matelassé, come quelli dell’ex scalo ferroviario di via Valtellina a Milano, location scelta da Michele per le sue ultime sfilate. La scenografia evoca esotismi da dandy d’altri tempi: un enorme serpente si dipana sulla passerella, animale-guida che ritornerà su capi e accessori della collezione, e l’atmosfera è color verde smeraldo, quasi che un salotto buono fosse stato catapultato sotto le fronde di una foresta tropicale.
Quando si viaggia con l’immaginazione, è possibile accostare le destinazioni, le epoche e le creature più disparate. A un maglioncino intessuto con le righe e il foulard rosso di un marinaio come Popeye, possono dunque seguire completi a stampa tapestry o check della swinging London; draghi e rose possono alternarsi sui colletti di camicie inamidate o sulle falde di giacche da smoking. Peripezie da naviganti, come quelli di Ventimila leghe sotto i mari, possono prendere vita su pantaloni risvoltati alla caviglia, mentre i modelli divengono novelli Capitano Nemo in maxi impermeabile giallo o rosso. Giacche sartoriali a motivo china si alternano a t-shirt slargate vagamente punk, e subito dopo si può immaginare il Sandokan di Salgari muoversi nella giungla, stampata sui bomber – capo, indossato anche da Jared Leto, amico di Michele e immancabile alle sue sfilate.
E ancora, kimono satinati, accostati a camicie formali e cravatte nere, così semplici da risultare inattese. Sandali intrecciati con maxi nappe, stringhe bicolor su stivaletti alla caviglia, ciabatte in broccato o ricamate con cuori trafitti. Senza dimenticare poi il bestiario surreale che si va delineando di capo in capo: tigri e serpenti in primis, ma anche pappagalli, zebre, granchi, aragoste e mostri marini, per terminare col ricorrente Donald Duck (sempre di papere stiamo parlando), presente anche sulle iconiche slip on.
Non sorprende veder passare cappotti e pellicce accanto a canotte e shorts: quando si viaggia lontano si sa che se in un emisfero è estate, nell’altro deve essere inverno. Ma che sia un indumento pensato per l’Himalaya o per il Sahara, poco importa: fiumi di dettagli fanno venire voglia di mettere i modelli in pausa per osservarli da vicino, per chiedere loro quale meta, quale cultura, quale epoca di preciso rappresentino.
Come già accaduto nelle scorse stagione di Gucci alla guida di Michele, appare in passerella anche una preview della collezione femminile. Sulla donna spiccano capigliature monumentali, quasi seicentesche, mentre felpe dai volumi esagerati passano insieme a gonne a balze. Le calze nere sono ricamate, e all’occhio non sfugge che, mentre nel mondo impazza la moda genderless, anche qualche uomo le indossi. Ma in fondo, in un viaggio di fantasia, il genere non conta niente.
di Martina Faralli