“Hub”: letteralmente fulcro, perno, centro. Non poteva esservi nome più azzeccato per lo spazio creato in occasione di Milano Moda Donna all’interno dell’Unicredit Pavilion di Piazza Gae Aulenti, nel fermento del futuristico quartiere di Porta Nuova. Sì, perché il Fashion Hub Market è un vero e proprio centro di aggregazione creativa: da ormai due edizioni della settimana della moda milanese si impone infatti come vetrina di talenti emergenti, input di novità nel panorama dei designers.
Sul versante del prêt-à-porter femminile, a primeggiare è la ricerca di un connubio fra moda e arti di altro genere: se le geometrie e le figure di Rejina Pyo riportano alla mente il cubismo di Picasso e le astrazioni di Mirò, la giovanissima Violante Nessi (classe 1990) rende protagonista la materia pittorica stessa, con schizzi di colore che si frantumano su felpe e abiti, mentre Atelier Kikala riprende la rigidezza solo apparente dei volumi che ben si adatta al suo passato di studio fotografico.
Altro tema cardine (e caldo) è l’agender, ossia la necessità di una moda che sia adatta a tutti senza distinzione di sessi. Twins Florence raccoglie la sfida mixando giacca-chiodo, forme da cowboy e i pantaloni bermuda tanto visti negli ultimi tempi, il tutto condito da pelle e sprazzi variopinti sulle rifiniture in pelliccia. EdithMarcel, duo di giovani stilisti veneti, si lancia invece nella reinvenzione dell’intramontabile tubino: dal semplice rettangolo che lo costituisce fuoriescono giacche, camicie, cappotti, tutti con il comune denominatore del capo “modulabile” in base all’occasione, grazie a velcro, zip e abbottonature il più unisex possibili. E la modularità, unita alla sostenibilità dei materiali, ritorna nella collezione di Flavia la Rocca: le gonne si accorciano e si allungano, le maniche spariscono, gli abiti si reinventano, sempre alla ricerca di uno stile personalizzabile in tempo reale.
A riportarci all’iper-femminilità sono invece gli accessori: borse e scarpe di Gedebe, acronimo dello stilista Giuseppe della Badia, rilucono fra pietre e cristalli, omaggio ad una pop-art per donne che vogliono imporsi grazie ai dettagli. Le calzature di Damiano Marini sembrano poi create appositamente per i piedi di eterne sognatrici: superfici lucide, lacci che si avvitano alla caviglia, texture animalier.
Spazio anche alla moda maschile con due brand, Matteo Lamandini e Studio Pretzel, che utilizzano la stampa check come leitmotiv delle rispettive collezioni. Se però Lamandini, ex ufficio stile di MSGM e Marni, gioca con la creazione del guardaroba di un businessman ironico, gli artigiani toscani di Studio Pretzel realizzano un connubio fra il rigore del kimono giapponese e il motivo tipico delle camicie da boscaiolo del nord, per una collezione dal sentore poliglotta.
Non possono infine mancare bijoux e gioielli, con le sfaccettature della Natura che fanno capolino in ogni brand presente. Livia Lazzari trasmette la forza della materia grezza grazie ai suoi Voodoo Jewels, mentre Shield lascia trapelare un’eleganza tagliente grazie a monili raffiguranti vertebre e denti. A mitigare l’atmosfera ci pensa invece Vernissage Project: i suoi soggetti arrivano da ecosistemi più delicati, fra coleotteri, nidi di uccello al posto degli anelli e gusci di noce che si trasformano in pendenti.
Il Fashion Hub Market rappresenta un’immersione nella moda che verrà, o che forse è già arrivata: l’importante è aprirle le porte.
di Martina Faralli