Emma Bovary, Elizabeth Bennet, Jane Eyre, Anna Karenina: quante di voi si sono lasciate travolgere dalle vorticose vicende di queste eroine della letteratura Otto e Novecentesca? Intramontabili icone del gentil sesso, hanno fatto sognare milioni di lettrici. Negli ultimi decenni, tuttavia, una nuova generazione di protagoniste è arrivata ad affiancare le prime. Non più lettere struggenti, merletti e linguaggi ricercati, ma serate alcoliche, sms e dialoghi irriverenti. Grazie anche alle relative trasposizioni cinematografiche, queste ultime sono diventate le nuove beniamine del pubblico femminile. Ognuna con la sua storia. Ognuna con il suo carattere. Ognuna con il suo stile.
Capostipite del gruppo è Holly Golightly di Colazione da Tiffany, romanzo di Truman Capote del 1958. Il libro raggiunge ulteriore celebrità grazie all’omonimo film, che vede nei panni della protagonista la bellissima Audrey Hepburn. Stravagante, ingenua, bizzarra, divertente e sincera, questa donna non solo conquista lettrici e telespettatrici, ma le influenza con il suo stile elegante e raffinato. Nell’indimenticabile incipit, Holly si ferma a gustare caffè e croissant di fronte alla vetrina della famosa gioielleria. Proprio in questa scena Audrey Hepburn indossa il celebre tubino nero che diventa, da lì in avanti, uno dei capi cult del guardaroba femminile.
Qualche anno più tardi, esattamente nel 1995, le librerie vengono travolte dall’uragano Jones, Bridget Jones. Con il romanzo Il diario di Bridget Jones, la scrittrice Hellen Fielding raggiunge un successo inimmaginabile. Questo perché Bridget piace. Piace per la sua anti-eroicità, o meglio, per il fatto di essere così eroicamente reale. Lei che, con il suo diario, con bicchiere di vino e sigaretta alla mano, con le sue forme prorompenti, i vestitini striminziti, il pigiamone anti-sesso e le mutandone della nonna, rispecchia circa il 90% dell’universo femminile. Nel film, uscito qualche anno dopo, a interpretare la Jones è Reneé Zellweger. Sebbene la Zellweger non lanci nessun capo iconico, i suoi look provocanti e le sue curve beffano finalmente stereotipi estetici di bellezza che vogliono le donne alte e magre. Bridget è un inno alla normalità e alle donne curvy.
Un mondo pieno di modelle da copertina è invece quello de Il diavolo veste Prada, romanzo del 2003 scritto da Lauren Weisberger. Ciononostante, la protagonista nuota controcorrente. Si tratta di Andrea Sachs (Anne Hathaway nella pellicola), neo-laureata e aspirante giornalista che si ritrova inspiegabilmente ad essere assistente di Miranda Priestly (Meryl Streep), stilosa e potente direttrice della rivista di moda Runway. Andrea ci porta in un mondo fatto di griffe ed eventi mondani, di personaggi famosi e di settimane della moda. Un mondo che rischia di distruggerti se non hai carattere. La protagonista vive un’esperienza dura, ma che alla fine si rivela fondamentale per la sua carriera…e per il suo look. Avere stile non esclude l’essere intelligenti, anzi. In molti ambienti lavorativi le apparenze contano, eccome. Certo senza sostanza non si può andar lontano, tuttavia una giacca Chanel e un paio di cuissard possono aiutare a far bella figura.
Di tutto altro stile è Elizabeth Gilbert, protagonista del romanzo autobiografico Mangia, prega, ama. La vicenda racconta il viaggio che l’autrice compie attraverso Italia, India e Indonesia, a seguito del suo divorzio. Questo entusiasmante itinerario la porta lontano dalla sua città, New York, e dalla sua carriera, per condurla verso la scoperta dei valori profondi della vita. Liz è una sorta di antenata delle travel blogger. Quello che fa, infatti, è raccontare il suo percorso esteriore ed interiore. Ma invece di un blog usa le pagine di un libro (vecchio stile, trend evergreen). Nel film è Julia Roberts a vestire i panni della protagonista. Panni che cambiano nel corso della vicenda. Nella prima parte, infatti, da buona newyorkese, Elizabeth veste spesso di nero e ha uno stile sobrio ed elegante. Con l’inizio del suo viaggio, i suoi outfit si fanno via via più casual, fino a diventare coloratissimi e etnici. Un modo estetico per esprimere i cambiamenti interiori di una persona. Perché la moda, in fondo, è anche questo.
L’ultima in ordine cronologico tra le eroine della nuova letteratura dedicata al mondo femminile è Louisa Clark, protagonista dello strappalacrime Io prima di te. Lou è una ventisettenne con una vita ordinaria ma con un carattere e un guardaroba al di sopra delle righe. Sul grande schermo, a interpretarla troviamo lei, la madre dei draghi: Emilia Clarke. Nel film, però, l’attrice si sveste della sua aria combattiva, delle trecce bionde e del vestito azzurro, e preferisce pettinature infantili, abiti colorati, eccentrici con un fascino retrò. Il best seller? Assolutamente l’abito rosso.
Insomma, leggere un libro è un modo unico e straordinario per vivere nuove avventure e guardare il mondo con occhi diversi. Occhi di donne che, alla fine, scopriamo essere sfumature di noi stesse.
di Debora Lupi