Partendo dal punto di partenza che le sfilate nascono dall’esigenza di comunicare l’ispirazione dietro ad una collezione moda destinata al mercato, e che quindi riunisce gli addetti al settore, siamo arrivati a vedere oggi le sfilate di moda come uno spettacolo che venderebbe più biglietti del Teatro Alla Scala di Milano. Come siamo arrivati a tutto ciò? Non basterebbero tutti i libri di moda esistenti per giustificare il genio e la bellezza di certi fashion show, che hanno cambiato non solo il modo di fruire la moda, ma rivoluzionato il mondo dei media. Per citarne alcuni, le incredibili installazioni di Chanel, gli spettacoli di Galliano da Dior, Hussein Chalayan, tra moda, design e scienza, anche Alexander McQueen, fino agli eventi di Moncler Genius.
La brama delle sfilate
Processo accelerato dalla pandemia mondiale ma soprattutto dalla tecnologia e l’apertura di questo settore che ne è scaturita. Anche in occasione delle Fashion Week SS24, Diesel e Philosophy hanno messo in palio gli ingressi per i rispettivi show. Diesel presso lo Scalo Farini ha coinvolto 7000 persone che hanno fatto nottata di fronte ai pc per ottenere l’ingresso e ritrovarsi ad un rave sotto la pioggia, pur di dire Io C’Ero, alle quali bisognerebbe chiedere quale look della sfilata hanno preferito. Più contenuta l’esperienza di Philosophy, che ha permesso a cinque vincitori sorteggiati di assistere alla sfilata alla Rotonda della Besana a Milano.
Gucci e Milano
A coinvolgere tutta la città con una grande operazione di marketing è stato Gucci, che con il suo Ancora, la parola scelta per introdurre il suo nuovo point of view a capo della griffe di origine fiorentina, ha tappezzato Milano e i suoi tram di manifesti, inaugurato una mostra gratuita in Via Fiori Chiari, i cui protagonisti erano 4 artisti dell’Accademia di Belle Arti di Brera, e regalato gelati in collaborazione con la gelateria Crema. Tutto molto bello ma, un po’ il tempo avverso e quindi la location saltata, un po’ l’hype appositamente creata, la prima collezione di De Sarno ha lasciato tutti con la voglia di pensare prima di capire cosa dire sulla nuova strada che prenderà Gucci.
Cosa rimane quindi al pubblico? La capacità del brand di farsi notare, con eventi gratuiti e un sempre più ampio concetto di lifestyle, o realmente il desiderio così forte di avere un capo di quella griffe per sentirsi parte di qualcosa? A voi, e alle vendite, l’ardua sentenza.