Da sempre conosciamo Etro come marchio d’avanguardia, connotato da stravaganza bohémien ed eccentricità decorativa.
Anche per la collezione uomo Primavera Estate 2015, la proposta è quanto mai gustosa: se per Feuerbach siamo quel che mangiamo, per la bella stagione non potremmo che farci grandi scorpacciate di stile e creatività.
I modelli disegnati da Kean rendono omaggio alla tradizione del buon cibo all’italiana, diventando tavola imbandita di piatti quali: pasta alle vongole e crostacei, lasagne e risotto alla milanese. La digitalizzazione dei pranzi, rendono il tessuto vitale e divertente, accompagnandosi ai quadrettati degli eleganti abiti maschili, che ricordano tovaglie e strofinacci. Non mancano, tuttavia, le ricche decorazioni d’ispirazione orientale (il famoso Paisley, tratto distintivo della maison) e le stampe floreali, alternate entrambe, nei motivi micro e macro.
Il tutto, si fonde con una cartella colori decisamente estiva e spensierata, che va dai gialli vitaminici, ai rosa elettrici e ai turchesi, passando per il verde brillante.
Compare anche un solido know-how sartoriale, ravvisabile nelle giacche doppio petto e nei pantaloni eleganti, che cadono morbidamente. Gli abiti sono foderati con le classiche sete tradizionali a riga napoletana o Paisley indiano.
Se l’uomo dandy viene così accontentato, non rimane deluso nemmeno l’amante dello stile sporty, che può contare su bomber, pantaloni in jersey e trench. I tessuti, in continuo rimando al tema di EXPO, sono composti da fibre naturali, come bambù, canapa, ortica e latte, a cui si aggiungono cashmere cotto, seta e cotone, lino e seta, cotoni grezzi.
Tra gli accessori troviamo mocassini bicolore in canapa e pelle, stringate di vari materiali quali sughero, canapa e legno e borse stampate con motivi cashmere e righe ricamate.
La centralità del tema cibo e sostenibilità, va ben oltre la moda: Kean ha deciso di sostenere Terra Madre e 10000 Orti in Africa, l’iniziativa di Carlo Petrini (Presidente di Slow Food), volta a promuovere la biodiversità nel continente africano, attraverso la creazione di orti che nascono e crescono intorno alle comunità locali, promuovendo un modello di sviluppo endogeno. Ogni orto, diventa così, esperienza di condivisione e spunto di riflessione sui limiti di una crescita insostenibile.
di Jessica Landoni