Marni FW 18, perfetta simbiosi tra Techno primitivismo e Natura

Marni

Una collezione fatta di armoniosi contrasti, quella presentata da Francesco Risso per la sfilata Marni F/W 2018. L’art director induce gli spettatori, attraverso un seducente percorso ipnotico, adornato da PVC e colori brillanti, a captare la perfetta simbiosi tra tecnologia e natura.

Techno primitivismo, il sostantivo per spiegare il trionfo dell’ultima collezione Marni

Francesco Risso, direttore creativo di Marni, definisce la collezione con un sostantivo: techno primitivismo, palesando dunque il primo macro contrasto. Tecnologia e natura, non associabili a pensieri, ma armoniosamente unite nella creazione di qualcosa di raro. La natura, intesa come stato primitivo e brado della materia, raggiunge il suo apice simbolico negli elementi che caratterizzano la location della sfilata.

Asettica, a tratti alienante e colorata di neutro. Tappeti, coperte, frammenti di tessuto, manichini e vecchi pneumatici. Questi gli elementi che ornano la location, che assume la forma di un vecchio garage di accumulatori ossessivi. Lo spreco umano, insito nella nostra natura, diventa la chiave di lettura per riuscire a captare il profondo messaggio che Marni vuole comunicare.Un susseguirsi di suoni incomprensibili di sottofondo, che ricordano versi animaleschi, trasportano gli spettatori in un viaggio catartico e regressivo, con destinazione lo stato primitivo.

Lusso vs materiale riciclato: “the perfect duo”

Marni apporta un cambiamento, unendo l’high fashion, raffinato ed elegante, all’uso di tessuti riciclati, che potrebbero e dovrebbero essere considerati belli. I contrasti si fanno presenti anche nella collezione. Cappotti in PVC, nella tonalità Yves Klein, blu, o in verde “tossico”, tagliati a vivo, con fili penzolanti e macro cinte che esaltano la silhouette. Seguono collage di coperte, impermeabili in nylon abbinati a montgomery con cappuccio e strati di tuniche colorate lavorate a maglia, indossate su pantaloni oversize.

Il lusso si imbatte, ancora una volta, nel primitivo. L’exploit è dato dal cappotto in feltro, costituito da tessuti compressi e riciclati che ricordano il materiale isolante utilitario. Si contrappone la macro moneta in ottone che funge da bottone, tornando così a infondere la percezione di haute couture. Un concetto che va ben oltre il tema dell’ecosostenibilità e del riciclo, raggiungendo infatti i massimi vertici di creatività etica.

Marni Monile bag, la nuova icona della maison

La collezione diventa culla anche della nuova iconic bag firmata Marni. La Marni Monile bag vanta come elemento caratterizzante la macro moneta in ottone, che funge da chiusura. Ad essa viene attribuita la parvenza di un antico oggetto ritrovato e utilizzato con un nuovo significato. Piccola ma ricercata, soprattutto per la grande attenzione che viene data ai materiali, pelle di coccodrillo, vitello liscio e lucertola. Il lusso e la preziosità diventano protagonisti in questo piccolo gioiellino che ogni donna, con fierezza e “own style”, potrà sfoggiare.

La versione più classica delle tre disponibili è quella a mezza luna. Più contemporanea è quella rettangolare, dotata di una sottilissima catenella in ottone. La più elegante, a trapezio, diventa tale per il contrasto tra la raffinata composizione in lucertola, il manico, e le lunghe frange in cotone. Elementi presenti anche nella collezione ready-to-wear, creando così una coesione tra i dettagli caratterizzanti. La genialità di Marni è onnipresente, ma la sua visione è una soltanto: una tribù di donne che, indossando haute couture, inviano messaggi vitalistici.

di Eleonora Latagliata

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