Come il dandy faceva dei particolari il suo tratto distintivo, oggi, in un periodo in cui la moda tende sempre più verso l’omologazione, ciò che ci permette di emergere è quel tocco che solo un capo vintage sa dare: un gusto retrò che si sposa perfettamente con lo stile contemporaneo creando giochi d’affinità.
Unicità e valori senza tempo sono stati il fulcro della Milano Vintage Week. La kermesse del vintage di qualità è tornata per la sua quarta edizione lo scorso weekend. Attraverso un’atmosfera completamente vintage, dalla musica all’arredo, ha permesso non solo di acquistare oggetti iconici, ma anche di dar vita a un vero e proprio revival di ogni età, attraverso trucco e acconciature nella Beauty Lounge; o di assistere alla mostra dedicata a Valentino (dall’archivio di A.N.G.E.L.O) per raccontare l’eleganza senza tempo dei suoi abiti.
Vintage è da sempre sinonimo di qualità. Il termine deriva dal francese vendege ,vendemmia, e veniva utilizzato come denominazione di vini d’annata di pregio. Intorno agli anni 60 il concetto di vintage si lega al mondo del fashion, quando, comprare abiti usati non venne più considerato segno di povertà ma divenne un mood di tendenza che portò a investire nell’arte del recupero. I puristi del genere sostengono che solo i capi pre-1960 possono essere considerati vintage, tutti gli altri sono da definirsi retrò. Oggi ciò che rende un oggetto vintage è il valore che esso acquista nel tempo ed il suo essere unico e irripetibile; il suo fascino risiede nella storia che esso rappresenta, nell’essere qualcosa che ha vissuto tempi e luoghi lontani da noi, che ha avuto valori e significati diversi e che rappresenta un fil rouge tra passato, presente e futuro.
Di Mariolina La Torre