La storia d’amore tra moda e arte percorre tutto il XX secolo, scivolando delicatamente all’interno di atelier e gallerie d’arte. L’influsso tra le due è reciproco, e tanti sono i motivi rubati dalla moda a dipinti, fotografie e affreschi di ogni epoca quanti gli apporti offerti da artisti in prima persona.
A partire dal momento in cui Paul Poiret si innamorò dei balletti russi e Rosa Genoni trasferì sulle proprie creazioni la tradizione dell’arte pittorica italiana rinascimentale, l’intesa fra il mondo dell’arte e quello della moda diventò sempre più forte. Tanto da attraversare gran parte delle principali correnti artistiche Novecentesche: dal Cubismo e il Surrealismo delle creazioni di Elsa Schiaparelli, che si avvalse della collaborazione di artisti del calibro di Jean Cocteau e Salvador Dalì, ai “panciotti avanguardistici” disegnati da grandi esponenti del Futurismo italiano quali Giacomo Balla e Fortunato Depero, fino ad arrivare al glorioso decennio della Pop Art.
Furono questi gli anni dell’industrializzazione della moda, della nascita della società dei consumi, del boom economico: l’arte Pop si fece promotrice dei valori della nuova era, e la moda non poté fare a meno di guardarla ammaliata. Colori vivaci, fumetti e oggetti di uso comune fecero così la loro comparsa sugli outfit più anticonformisti; Yves Saint Laurent presentò la griglia astratta dei quadri di Mondrian sui suoi mini abiti in jersey (e forse non tutti sanno che l’idea fu recuperata dalla linea di bagagli e borse disegnata dalla stilista Lola Prusac negli anni ’30 per la maison Hermès).
Ma il successo dei motivi della Pop Art non termina con il tramonto della corrente artistica, anzi: tra tutti i movimenti e le avanguardie artistiche, l’arte pop è quella che è riuscita maggiormente a scavalcare i limiti temporali e estetici, arrivando fino ai giorni nostri. I bozzetti per un paio di scarpe disegnati da Andy Warhol, ai tempi già acclamato disegnatore e pubblicitario di Glamour e Vogue, furono recuperati negli anni ’90 per decorare un abito in raso della casa di moda Iceberg, e nel 1991 Gianni Versace, che già vantava collaborazioni con i maggiori artisti contemporanei (tra cui Pomodoro a Veronesi), disegnò un vestito ricoperto di ritratti di Marilyn Monroe ispirandosi alla serigrafia di Warhol.
Una grande intesa nacque anche con il mondo della Street Art e del Graffitismo, iniziando dalle stoffe disegnate da Keith Haring per la stilista Vivienne Westwood e dall’impegno dello stesso nella decorazione del negozio Fiorucci a Milano negli anni ’80.
di Francesca Trivella